Davide Bonusi
Davide Bonusi
Amo la natura e la vita all'aria aperta. Quando posso vado in montagna, seguo un sentiero e cammino fino a quando sono stanco. Qualche volta mi perdo, molto spesso mi ritrovo.

Monte Guglielmo da Caregno, la prima invernale del 2019

Monte Guglielmo da Caregno, la prima invernale del 2019

Dopo un leggero infortunio e un periodo poco favorevole dal punto di vista metereologico posso finalmente tornare sulla montagna di casa.

Difficoltà escursionistica: T2
Vette raggiunte: Monte Guglielmo (1948 m), Monte Stalletti (1686 m)
Dislivello salita: 1038 m
Lunghezza percorso: 15.83 Km

Descrizione dell’escursione

Per chi pratica attività sportiva regolarmente l’infortunio è qualcosa di inevitabile. Il trekking e la corsa sottopongono muscoli ed articolazioni a continue sollecitazioni e prima o poi ne dobbiamo pagare le conseguenze. Nel mio caso fortunatamente si è trattato soltanto di un’infiammazione, problematica che si risolve semplicemente con il riposo.

So di non essere al meglio ma le previsioni meteo annunciano un sabato sereno e soleggiato. Il mese di novembre ci ha regalato una bellissima e consistente nevicata e la temperatura prossima allo zero dovrebbe garantire la presenza di un solido strato di ghiaccio. Lascio a casa le racchette da neve e metto nello zaino il minimo indispensabile: guanti pesanti, ramponi da ghiaccio, bastoni da trekking e un thermos contenente del buon caffè. L’idea è di salire all’alba per ammirare in vetta i primi raggi di sole.

In compagnia dell’amico Carlo mi metto in cammino poco dopo le 6:30 partendo da Caregno lungo il ben noto sentiero CAI 318. I primi passi in salita mi consentono di valutare le condizioni del mio ginocchio: sento ancora un leggero fastidio ma il dolore è assente, ottimo. Cerco pertanto di salire con regolarità senza troppa fretta e prestando estrema attenzione a ogni movimento per evitare sollecitazioni eccessive. Trovo ben presto un buon ritmo guadagnando rapidamente quota e fiducia, il pensiero di un possibile rientro anticipato lascia spazio alla certezza: oggi arriveremo in vetta.

Dopo aver agevolmente superato il Passo del Sabbione ci rendiamo conto di essere in ritardo, il sole sta per sorgere e le nostre torce frontali ormai servono a poco. Raggiunta quota 1600m ci troviamo finalmente circondati dalla neve e ne approfittiamo per qualche scatto. Il sole sale rapidamente alle nostre spalle e le nostre ombre iniziano a precederci, non abbiamo fretta e godiamo di ogni magico istante che la natura è in grado di regalarci. Il silenzio prende il sopravvento e posso ascoltare ogni suono prodotto dal mio corpo: il battito del cuore, il respiro e i passi sono gli strumenti che compongono l’orchestra che involontariamente dirigo con metodo e precisione.

Superata Malga Stalletti Alti lo strato di neve diventa più consistente e consente di indossare i ramponi, da qui in poi la salita proseguirà seguendo le tracce lasciate dagli escursionisti nei giorni precedenti. Affrontiamo quindi un percorso completamente inedito, ben diverso dalla traccia bollata utilizzata nel periodo estivo e leggermente più impegnativo. Risaliamo un ampio canale innevato, a tratti piuttosto ripido, e raggiungiamo la sella alla base della salita finale dove ci concediamo una breve pausa. Il monumento al Redentore ora è ben visibile, non ci rimane che affrontare l’erto pendio finale.

Raggiungiamo la vetta poco prima delle 9 e ci accomodiamo nel piccolo bivacco per ripararci dal vento. E’ il momento di scaldarci con una tazza di caffè e di ammirare lo splendido panorama circostante, uno scenario davvero unico che ogni volta è in grado di regalarmi nuove emozioni. Ci rimettiamo quasi subito in cammino per raggiungere gli Stalletti Alti dove decidiamo di prolungare la nostra escursione viste le buone condizioni del mio ginocchio. Ci dirigiamo quindi in direzione del Monte Stalletti seguendo inizialmente la mulattiera e procedendo poi in libertà sul vergine manto nevoso.

Lasciare per primi le impronte sulla superficie è una sensazione davvero bellissima perché ci avvicina a quell’escursionismo d’esplorazione che tanto sogniamo ma che è difficile vivere sul nostro territorio, dove ogni centimetro di terreno è già stato modificato dall’uomo. Questo strato bianco invece è come una nuova pagina, dove nessuno ha mai disegnato. Raggiungiamo anche questa vetta minore dove troviamo un omino di pietra ad accoglierci e proseguiamo attraversando un piccolo laghetto ghiacciato fino al dosso erboso che ospita un pannello riflettente per le telecomunicazioni.

Qui ci sediamo per una breve pausa, la stanchezza inizia a farsi sentire. Ci concediamo ancora un sorso di caffè e proseguiamo la discesa lungo il prato fino a raggiungere la mulattiera che sale verso gli Stalletti. Torniamo al Passo del Sabbione e proseguiamo verso la Malga Lividino in modo tale da concludere la nostra escursione percorrendo un tratto molto panoramico. Il sentiero 317 è probabilmente quello che preferisco perché consente di ammirare gran parte della Valle Trompia, luogo in cui sono nato e cresciuto.

Durante la parte più ripida della discesa inizio purtroppo a percepire un leggero fastidio e capisco subito che non è un buon segno. Le infiammazioni sono difficili da combattere e credo di aver esagerato, forse avrei dovuto accontentarmi della salita al Redentore risparmiando qualche chilometro di cammino. Il rientro a Caregno avviene comunque agevolmente, senza che il dolore raggiunga un’intensità tale da limitare il movimento. Ne è valsa comunque la pena, valuterò meglio le condizioni nei giorni successivi concedendomi nuovamente un periodo di riposo per alleviare l’infiammazione.

Anche oggi il Monte Guglielmo ci ha accolti regalandoci emozioni, avventura, paesaggi splendidi e serenità. Elementi di cui avevo assolutamente bisogno dopo un periodo complicato dal punto di vista fisico che mentale. E’ il caso di dirlo, nonostante fosse la mia salita numero 15 (credo, ho perso il conto) è stata bella come la prima volta!

Mappa del percorso

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Galleria fotografica

Il sole sale alle nostre spalle, ma la vetta è ancora lontana!

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Altro che filtri Instagram, la natura conosce il concetto di bellezza meglio di chiunque altro.

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Cielo, neve, terra e acqua compongono uno scenario ogni volta unico.

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Durante la discesa mi guardo alle spalle per ammirare la vetta, già mi manca.

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Un laghetto ghiacciato! Non possiamo di certo farci mancare anche questa esperienza.

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