Davide Bonusi
Davide Bonusi
Amo la natura e la vita all'aria aperta. Quando posso vado in montagna, seguo un sentiero e cammino fino a quando sono stanco. Qualche volta mi perdo, molto spesso mi ritrovo.

Pizzo Arera da Plassa, Oltre il Colle

Pizzo Arera da Plassa, Oltre il Colle

L'escursione odierna mi riporta in Valle Brembana per l'ascesa a una delle vette più significative e frequentate della zona: il leggendario Pizzo Arera.

Difficoltà escursionistica: T3
Vette raggiunte: Pizzo Arera (2512 m)
Dislivello salita: 1361 m
Lunghezza percorso: 12.99 Km

Descrizione dell’escursione

L’Arera è una di quelle montagne dal profilo inconfondibile, una piramide di roccia che è difficile non notare quando si osserva l’orizzonte dall’alto. Lo ammirai intensamente per la prima volta durante la discesa dal Monte Colombina e me ne innamorai fin da subito, tanto da inserirlo nella mia personale “lista dei desideri” come obiettivo fondamentale da raggiungere durante la stagione. Complice la sua modesta altitudine e il clima favorevole decido di affrontare finalmente l’ascesa a questa leggendaria vetta in compagnia di Armando e Carlo del Gruppo Escursionistico Ragli.

Non conoscendo bene la zona scelgo quindi il percorso più semplice con partenza dalla località Plassa, frazione del piccolo comune di Oltre il Colle (BG). Lascio l’automobile nel comodo parcheggio dedicato ai visitatori dell’Alpe Arera, quella che tempo fa era una località sciistica. Si potrebbe proseguire ancora per un paio di chilometri e sostare in prossimità del Rifugio Saba (accorciando così il percorso) ma preferiamo percorrere questo tratto a piedi per visitare la famosa Cattedrale Vegetale, una struttura che dovrebbe ricordare probabilmente il Duomo di Milano ma di cui rimangono purtroppo ben pochi elementi. Questa prima visita di contorno sarà quindi una delusione ed è un vero peccato visto che l’opera ha sicuramente richiesto un investimento importante per la realizzazione.

Per raggiungere il Rifugio Saba dal punto di partenza si percorrono circa 3 km su asfalto guadagnando circa 400 m di dislivello positivo. Un tratto oggettivamente noioso ma che consente di “fare gamba” e di riscaldare l’organismo per affrontare la faticosa ascesa al Pizzo. Dal parcheggio seguiamo il sentiero che attacca sulla sinistra con evidente bollatura bianco-rossa e che risale il ripido crinale erboso sovrastante. La salita si dimostra fin da subito molto impegnativa con una pendenza accentuata e costante che non lascia molto spazio al recupero fisico. Le condizioni meteo in compenso sembrano favorevoli e la vetta è completamente priva di nebbia, potremo pertanto goderci uno splendido panorama e questo è sicuramente un buon motivo per dare il massimo per raggiungerla.

Risaliamo faticosamente il prato camminando su un terreno composto prevalentemente da sabbia e roccette fino a congiungerci con la comoda carrareccia, in parte cementata, che sale verso il Rifugio Capanna 2000. Una volta raggiunta la bella e panoramica struttura ci concediamo una breve pausa per un caffè prima di attaccare la via normale che porta alla vetta. Dal rifugio proseguiamo per un tratto lungo la carrareccia per poi deviare verso il sentiero che sale a destra in prossimità della funivia ormai abbandonata. Osserviamo il ripido versante della montagna sperando per un attimo di non doverlo affrontare in modo così diretto ma la presenza di altri escursionisti che ci precedono non lascia spazio alla fantasia: la salita sarà ripidissima e faticosa.

Decidiamo di affrontarla con un passo moderato ma costante, complice anche la fatica accumulata durante la lunga escursione del Marguareis della settimana precedente. Inizialmente il sentiero sale lungo il prato percorrendo alcuni stretti tornanti in successione senza presentare particolari difficoltà. Ben presto però il morbido terreno lascia spazio a detriti e roccette sui quali è difficile camminare in modo stabile e mantenere un buon passo. Bisogna continuamente cercare di stabilizzare il piede per evitare di scivolare e questo comporta un notevole dispendio energetico, oltre che l’impossibilità di procedere a passo spedito.

La salita diviene man mano più impegnativa e il percorso meno obbligato. Nonostante sia presente una bollatura evidente non esiste un vero e proprio sentiero da seguire, si sale calpestando detriti rocciosi e cercando di mantenere la direzione corretta faticando per mantenere l’equilibrio. La pendenza è notevole e la fatica inizia a farsi sentire, ci concediamo pertanto alcune brevi pause per recuperare energie quando ne abbiamo bisogno. La pendenza consente se non altro di guadagnare rapidamente quota e ben presto ci troviamo di fronte al tratto più interessante dell’ascesa, quello attrezzato. Per raggiungerlo si scende all’interno di un canalone detritico con semplici passaggi di I grado e si risale sul versante opposto.

Il tratto attrezzato è costituito da una scala composta da appigli metallici e da un breve tratto esposto dove è presente una corda fissa. Superiamo agevolmente l’ostacolo e riprendiamo la salita sempre su sfasciumi che ora hanno una dimensione maggiore. Inizio a intravedere la Croce di vetta e ciò mi aiuta a trovare le energie necessarie per proseguire: mancano ormai pochi metri di dislivello per la conquista. Decido di attendere qualche minuto i miei compagni di salita per raggiungere congiuntamente la sommità del monte e per festeggiare insieme la nuova conquista.

Dalla vetta il panorama è davvero grandioso e spazia su tutto l’arco orobico. Ne approfittiamo per scattare qualche fotografia e per una breve pausa che ci consente di recuperare buona parte delle energie spese. Si avvicina l’ora di pranzo e decidiamo pertanto di scendere al Rifugio dove assaggeremo la sostanziosa cucina locale. Affrontiamo con calma la discesa per evitare inutili infortuni e raggiungiamo la Capanna 2000 poco dopo le tredici, l’orario perfetto per mettere qualcosa nello stomaco. Nel frattempo il clima è completamente cambiato e siamo avvolti dalla nebbia, una condizione che ci accompagnerà anche nella fase finale dell’escursione. Durante quest’ultimo tratto inoltre inizio a sentire un fastidioso dolore al ginocchio destro che ne limita i movimenti, probabilmente un’infiammazione, ma stringo i denti e raggiungo l’automobile senza particolari difficoltà.

Termina qui una bellissima giornata sulle Orobie che mi ha permesso finalmente di conquistare il Pizzo Arera. Un’ascesa impegnativa che richiede un buon allenamento e un passo sicuro per affrontare alcuni tratti esposti. L’escursione è pertanto consigliata soltanto a chi ha esperienza in montagna.

Mappa del percorso

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Galleria fotografica

La salita risulta molto faticosa in quanto si sviluppa su instabili sfasciumi di roccia.

La salita risulta molto faticosa in quanto si sviluppa su instabili sfasciumi di roccia.

Il panorama di cui si può godere dalla vetta è straordinario, anche oggi il cielo è stato clemente.

Il panorama di cui si può godere dalla vetta è straordinario, anche oggi il cielo è stato clemente.

Alcuni passaggi su roccia richiedono l'utilizzo delle mani e una certa attenzione.

Alcuni passaggi su roccia richiedono l'utilizzo delle mani e una certa attenzione.

Il tratto attrezzato, seppur breve, è consigliato soltanto a escursionisti esperti.

Il tratto attrezzato, seppur breve, è consigliato soltanto a escursionisti esperti.

Ecco il canalone che taglia in due la montagna: prestare attenzione a eventuali scariche durante il passaggio.

Ecco il canalone che taglia in due la montagna: prestare attenzione a eventuali scariche durante il passaggio.



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