Davide Bonusi
Davide Bonusi
Amo la natura e la vita all'aria aperta. Quando posso vado in montagna, seguo un sentiero e cammino fino a quando sono stanco. Qualche volta mi perdo, molto spesso mi ritrovo.

Monte Carena, invernale da Bagolino

Monte Carena, invernale da Bagolino

La meta odierna è una vetta sconosciuta, solitaria e dimenticata. Bella nel periodo estivo e straordinaria in inverno quando la neve consente l'utilizzo di ramponi e racchette.

Difficoltà escursionistica: T2
Difficoltà escursionistica con ciaspole: WT3
Vette raggiunte: Monte Carena (1952 m)
Dislivello salita: 1292 m
Lunghezza percorso: 14.21 Km

Descrizione dell’escursione

E’ una nuvolosa giornata d’inverno, un sabato in cui rimanere qualche ora in più a letto non sarebbe una cattiva idea. Sento però il bisogno di salire in alto, di camminare per boschi con leggerezza e di respirare aria pulita. Il tempo incerto impone un’accurata scelta della destinazione per evitare di percorrere decine di chilometri in automobile e magari ritrovarsi in mezzo al diluvio. Sfoglio la mia lista dei desideri e scelgo il Monte Carena, vetta poco conosciuta situata al di sopra del pittoresco villaggio di Bagolino.

Si tratta di un’area straordinaria a livello paesaggistico situata a pochi passi dal Parco dell’Adamello e forse anche per questo poco frequentata. Meglio puntare direttamente alle imponenti montagne presenti nelle vicinanze come il Monte Boia, il Cornone di Blumone o il Bruffione, solo per citarne alcune. Senza tradire la mia filosofia per cui anche le vette “minori” meritino una visita affronto questa piccola sfida con motivazione ed entusiasmo, certo di poter trovare la giusta combinazione di elementi di cui ora ho bisogno: natura incontaminata, fatica, silenzio e solitudine.

In compagnia dell’amico Carlo raggiungo il punto di partenza situato presso il Convento delle Suore Orsoline dove si può parcheggiare comodamente. Qui è subito possibile individuare le chiare indicazioni per il Monte Carena e per il Passo delle Cornelle, sentieri CAI numero 408-410. E’ il momento di predisporre l’attrezzatura necessaria per affrontare il percorso che si dimostrerà variegato e divertente. Faccio tesoro di quanto imparato un paio di settimane prima quando avevo lasciato in automobile le racchette da neve durante la salita al Piz Tri, convinto di non averne bisogno, per poi trovarmi a dover rinunciare a pochi passi dalla vetta a causa della neve abbondante e cedevole.

Partiamo con gli zaini leggeri ma con tutto il necessario per compiere l’escursione in sicurezza: ramponi, racchette da neve, ghette e adeguata scorta d’acqua vista la totale assenza di punti d’appoggio per il ristoro. Ci incamminiamo lungo il percorso indicato e transitiamo per un paio di chilometri su una bella strada asfaltata che ci consente di guadagnare dolcemente quota e di scaldare le gambe. Il passo è buono e riesco fin da subito a trovare la giusta confidenza con l’ambiente circostante: il fisico risponde, la mente è presente. La bollatura bianco-rossa ci invita finalmente ad abbandonare la modernità per seguire un bel sentiero che sale alla nostra sinistra e che ci conduce nei pressi di una piccola abitazione con stalla annessa, ovviamente disabitata in inverno.

Si prosegue quindi attraversando un bel bosco, sempre in moderata pendenza, per poi rimontare il versante percorrendo alcuni tornanti. Siamo a quota 1300m in località Dosso dei Lupi e ci troviamo nel cuore di quella che era una bella pineta prima del passaggio della Tempesta Vaia. Osserviamo intorno a noi la devastazione che ha colpito severamente questa montagna e che risulta ben visibile transitando lungo la strada che dal Lago d’Idro sale verso Bagolino. Di alberi sopravvissuto ne sono rimasti davvero pochi e la pulizia del bosco è ben lontana dall’essere completata. Nonostante sia sabato incontriamo due boscaioli che si godono una meritata pausa, la giornata per loro è ancora molto lunga e sicuramente più faticosa della nostra.

Superiamo un piccolo ruscello prestando attenzione al ghiaccio presente e raggiungiamo la località Fienili Fontana dove ci concediamo una breve pausa. Siamo a quota 1600m e da qui in poi troveremo soltanto neve sotto i nostri piedi. Cerchiamo quindi di individuare il percorso migliore per salire in quanto la bollatura presente sulle rocce è completamente nascosta. Sono però presenti alcuni paletti che sembrano condurre nel cuore di un avvallamento, non ci resta che procedere verso la sella presente alla nostra destra risalendo il pendio innevato.

Decidiamo inizialmente di non indossare le ciaspole, convinti che lo strato di neve sia poco spesso, ma dobbiamo ben presto ricrederci. Nonostante non vi siano state nevicate recenti la neve è immacolata e non presenta tracce di altri passaggi: non c’è una via da seguire, una traccia battuta, un percorso già stabilito. Con le racchette da neve ai piedi procediamo in totale sicurezza e risaliamo il pendio in buona pendenza (dai 20 ai 25 gradi) fino ad osservare nitidamente la Croce di Vetta alla nostra sinistra. Come spesso accade sembra a pochi passi da noi, ma dovremo faticare ancora una buona mezz’ora per raggiungerla. Decidiamo di seguire la via più logica abbandonando il percorso estivo e puntando alla nostra sinistra lungo il pendio ancora più ripido e cedevole.

Nonostante le condizioni della neve siano assolutamente sicure prestiamo la massima attenzione camminando ad una distanza adeguata, in particolar modo sul breve traverso che conduce in vetta. Raggiungiamo il punto panoramico che ospita la Croce e ci soffermiamo ad ammirare l’abitato di Bagolino, il Lago d’Idro e le montagne circostanti. Come già accennato siamo ai piedi dell’Adamello, peccato solo che le condizioni meteo non ci consentano di spaziare troppo in lontananza con lo sguardo. E’ comunque difficile non notare il Blumone e le sue aspre pareti di pietra dove la neve non riesce a trovare conforto. Percorriamo la cresta in direzione della sella che separa il Carena dal Monte Telegrafo che decidiamo però di non raggiungere, siamo stanchi per la faticosa salita in condizioni invernali e il tempo peggiora.

Scendiamo velocemente percorrendo a ritroso il sentiero utilizzato per l’ascesa e raggiungiamo il punto di partenza in poco meno di due ore. Appagati dalla bella escursione, tramutatasi poi in ciaspolata, decidiamo di rifocillarci con un bel tagliere di salumi e formaggio Bagos accompagnato da un boccale di birra. Torneremo sicuramente a calpestare queste terre, magari in periodo estivo, per godere di una natura viva e di un’impagabile tranquillità.

Mappa del percorso

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Galleria fotografica

Una volta raggiunta la località Fontana e i suoi fienili è il momento di indossare le racchette da neve

Una volta raggiunta la località Fontana e i suoi fienili è il momento di indossare le racchette da neve

La salita avviene sul sentiero estivo e ci consente spesso di ammirare il Lago d'Idro

La salita avviene sul sentiero estivo e ci consente spesso di ammirare il Lago d'Idro

Il pendio è piuttosto ripido e la totale assenza di impronte impone una certa attenzione nella scelta del percorso

Il pendio è piuttosto ripido e la totale assenza di impronte impone una certa attenzione nella scelta del percorso

Raggiunta la sommità possiamo finalmente affrontare l'ultimo tratto pianeggiante che ci condurrà alla Croce di vetta

Raggiunta la sommità possiamo finalmente affrontare l'ultimo tratto pianeggiante che ci condurrà alla Croce di vetta

Il panorama circostante è straordinario nonostante le nuvole, la fatica viene subito ripagata

Il panorama circostante è straordinario nonostante le nuvole, la fatica viene subito ripagata



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