Davide Bonusi
Davide Bonusi
Amo la natura e la vita all'aria aperta. Quando posso vado in montagna, seguo un sentiero e cammino fino a quando sono stanco. Qualche volta mi perdo, molto spesso mi ritrovo.

Monte Boia, anello dal Gaver

Monte Boia, anello dal Gaver

Escursione non troppo impegnativa che consente di raggiungere il Monte Boia, vetta gemella del ben più noto Monte Bruffione.

Difficoltà escursionistica: T3
Vette raggiunte: Monte Boia (2582 m)
Dislivello salita: 1227 m
Lunghezza percorso: 13.76 Km

Descrizione dell’escursione

Dopo una settimana a riflettere sull’itinerario da effettuare nel weekend e dopo aver consultato le previsioni meteo mi convinco: è il momento di tornare a calpestare la pietra. In questo strano anno non l’avevo ancora fatto rimanendo sempre a quote di poco superiori ai 2000 m, dove si cammina prevalentemente su terra, fango ed erba. Affrontare un percorso che attraversa pietraie e canali detritici è un’altra cosa: richiede pazienza e attenzione mettendo a dura prova sia le gambe che il cervello, impegnato ad elaborare tutte le informazioni in suo possesso per decidere quale sarà il prossimo passo. Visto che non posso allontanarmi troppo da casa decido quindi di tornare in Gaver, l’idea è di un bella salita doppia: Monte Boia e Monte Bruffione.

Coinvolgo nella piccola avventura escursionistica anche l’amico Carlo e il suo fedele compagno a quattro zampe, il piccolo Vioz. Decidiamo di partire presto per evitare temperature elevate che metterebbero a dura prova la resistenza del cagnolino, vogliamo evitargli la sofferenza del sole in quota all’ora di punta. Dopo aver parcheggiato in prossimità del Bar Bruffione ci mettiamo in cammino seguendo le indicazioni per il sentiero 401-414 con direzione Malga Bruffione di Sotto, prima tappa dell’itinerario. Sono le sette del mattino e la temperatura è di poco superiore ai 10 gradi, il cielo tuttavia è sereno per cui ci aspettiamo che presto il caldo si farà sentire.

Saliamo di buon passo lungo l’ampia e comoda carrareccia che costeggia il bosco con pendenza costante. Questo primo tratto è un tantino monotono e la magia della natura viene ben presto interrotta dal passaggio di alcuni fuoristrada diretti probabilmente alle malghe. Va beh, dopotutto non ci troviamo in una riserva integrale! Con l’odore del gasolio ancora ben presente nel naso raggiungiamo la sella che separa le due vallate e al bivio proseguiamo a sinistra. Dopo circa 3,5 Km dall’inizio del percorso raggiungiamo Malga Bruffione dove abbandoniamo la carrareccia per seguire il sentiero 401 che si inerpica nel prato (indicazioni per il Monte Boia).

I primi metri risultano impegnativi per le mie gambe, oggi piuttosto stanche. Sarà per il terreno bagnato, sarà per l’improvviso cambio di pendenza ma fatico a trovare il mio passo. Il sole nel frattempo ha deciso di sbucare dalle nuvole, è l’occasione per una breve sosta e per togliere uno strato di vestiti. Ripartiamo quindi di buon passo cercando di seguire un tracciato non sempre evidente: la bollatura a tratti scarseggia ma il percorso è intuibile, quasi obbligato. Superiamo dei piccoli corsi d’acqua e ci abbassiamo leggermente di quota per guadare senza difficoltà un torrente. Il tratto che ci conduce alla bella Malga Casaole è decisamente umido, condizione sicuramente gradita dall’amico a quattro zampe ma un pochino meno dal sottoscritto che ha già le calze inzuppate d’acqua dopo un ora di cammino.

Siamo a quota 2000 m e il cielo ha improvvisamente deciso di cambiare aspetto, ora le nuvole lo oscurano quasi completamente. Fiduciosi decidiamo però di continuare puntando al goletto che possiamo osservare in alto alla nostra destra, situato tra la cresta che sale verso il Boia e la vicina Punta delle Ecie. In questo tratto la pendenza diviene più consistente ma non vi sono difficoltà tecniche o punti esposti, il sentiero è facile da seguire e ben evidenziato dalla bollatura. Incontriamo un incrocio che consentirebbe di aggirare il Boia alla sua sinistra (collegandosi al 401 DIR che sale dal Gaver) e proseguiamo invece a destra seguendo l’Alta Via del Caffaro. Raggiungiamo quindi in poco tempo la sella che ci conduce sul versante est della montagna dove ad accoglierci troviamo una fitta nebbia, di quelle che ti fanno ricordare quanto la presenza di un sentiero tracciato sia importante per orientarsi.

L’amico Carlo propone una pausa per riprendere fiato e per cercare di alleviare l’infiammazione al tallone che non gli concede tregua: è un bel problema che mi auguro possa risolvere a breve ma che oggi inciderà pesantemente sulle nostre possibilità di doppio successo. Io decido di approfittarne per salire sulla vicina Punta delle Ecie, sommità che non considero ufficialmente raggiunta in quanto non documentabile tramite GPS e sulla quale è stato posto un semplice omino di pietre. Ritorno quindi al passo e insieme riprendiamo il cammino proseguendo sul versante est del boia lungo il sentiero che taglia il ripido pendio, percorso che d’inverno credo sia assolutamente da evitare.

Accompagnati alla nostra sinistra dalla bella cresta che sale affrontiamo con pazienza e tenacia l’ultimo tratto di salita che alterna grossi massi e tratti su terreno erboso. Qui la bollatura è meno evidente ed è facile uscire dal percorso ideale, cosa che puntualmente accade per la presenza di una vipera che preferiamo non disturbare. Puntando a vista verso la vetta ritroviamo però il sentiero e con un ultimo sforzo raggiungiamo la sommità. Veniamo accolti dalla nebbia e non possiamo pertanto godere del meraviglioso paesaggio circostante. Qui non sono state poste croci, soltanto una targa commemorativa del CAI di Bagolino che ci ricorda la quota altimetrica e un bussolotto che contiene il libro di vetta. Sono le dieci del mattino e la salita è stata molto più lenta del previsto, ci prendiamo una pausa con la speranza che il cielo possa schiarirsi e che quindi possa valere la pena raggiungere anche la vetta del Bruffione.

La situazione però non migliora: il meteo sembra peggiorare e il tallone del mio compagno di avventura non presenta segni di miglioramento. Decidiamo di raggiungere il Passo Boia, situato tra le due vette principali, e poi valuteremo la situazione. Questo tratto del percorso richiede un minimo di attenzione in più, in particolare se il terreno è bagnato. E’ tuttavia presente un cordino metallico nel tratto più ripido ed una bella corda di color giallo fiammante che consente di affrontare il sicurezza un breve tratto esposto. Ora è il momento di decidere cosa fare: salire sulla seconda vetta come da intenzioni iniziali o scendere a valle? Da qui la Croce del Bruffione e ben visibile, considerando la pietraia se ne potrebbe raggiungere la vetta in mezz’ora (sono circa 150 m di dislivello positivo) ma per farlo dovrei abbandonare qui il mio compagno d’avventura che non se la sente.

Osservo il cielo, è ancora grigio e la nebbia ci circonda. Faccio qualche ma poi torno sui miei passi: siamo saliti in due (e un cane) e scenderemo in due, il Monte Bruffione non scapperà e potrò tranquillamente visitarlo in condizioni migliori. Magari con il sole, senza la nebbia che nasconde completamente il panorama e senza pensieri ormai negativi. Per la discesa seguiamo il sentiero 401 DIR che dovrebbe riportarci rapidamente a valle, proprio in prossimità del ponte sul Torrente Caffaro situato a pochi passi dal punto di partenza. Il sentiero si dimostrerà piuttosto impegnativo, sia per la difficoltà iniziale nell’individuare la bollatura che per la pendenza. Incontriamo soltanto quattro persone lungo il percorso e nel tratto finale solo qualche goccia di pioggia deciderà di farci compagnia. In compenso abbiamo la fortuna di poter osservare da vicino una marmotta, un incontro che ci aiuta a ritrovare il sorriso e il giusto spirito.

Siamo venuti qui per divertirci, per passare una bella giornata in montagna. Abbiamo faticato, gioito, sofferto ed ora ci meritiamo una bella birra. L’orario è quello giusto, sono da poco trascorse le tredici e il Bar Bruffione è un porto sicuro in cui attraccare dopo aver abbandonato zaini e scarponi in macchina. Sicuramente questa escursione, pur non presentando difficoltà tecniche, richiede un certo impegno fisico per il dislivello complessivo da affrontare. E’ una zona isolata dove la copertura della rete mobile è praticamente assente e lungo il percorso non sono presenti punti d’appoggio, vi sconsiglio pertanto di avventurarvi in solitaria se non conoscete bene il percorso e di valutare attentamente le condizioni meteo prima di partire. Consigli che valgono chiaramente per tutte le avventure in montagna e che terrò ben presente anche quando tornerò qui per completare la traversata. A presto Bruffione!

Mappa del percorso

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Galleria fotografica

Salendo verso Malga Casaole siamo accompagnati da un bel sole mattutino

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Procediamo di buon passo verso il goletto, le nuvole presto ci raggiungeranno

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Godiamoci l'immagine di questa bella cresta erbosa, presto sparirà nella nebbia

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Eccoci finalmente in vetta, peccato solo per la scarsissima visuale che nasconde il panorama

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Rinunciamo alla seconda vetta, il Monte Bruffione, oggi non ci sono le condizioni adatte

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