Davide Bonusi
Davide Bonusi
Amo la natura e la vita all'aria aperta. Quando posso vado in montagna, seguo un sentiero e cammino fino a quando sono stanco. Qualche volta mi perdo, molto spesso mi ritrovo.

Corna Blacca, Monti di Paio e Monte Pezzeda da Collio

Corna Blacca, Monti di Paio e Monte Pezzeda da Collio

Una lunga e impegnativa passeggiata per visitare la cima più affascinante delle Piccole Dolomiti bresciane.

Difficoltà escursionistica: T3
Vette raggiunte: Corna Blacca (2006 m), Monti di Paio (1821 m), Monte Pezzeda (1800 m)
Dislivello salita: 1756 m
Lunghezza percorso: 21.19 Km

Descrizione dell’escursione

Ci sono luoghi in grado di trasmettere emozioni particolari, uniche, e per questo sentiamo il bisogno ogni tanto di tornarci. E’ difficile capirne il motivo, sono vibrazioni che vengono da dentro e sfuggono al nostro controllo. Sono battiti del cuore che non possiamo controllare, attimi di gioia, sorrisi e a volte lacrime. La Corna Blacca per me è uno di questi luoghi e per questo motivo mi piace andarci da solo, in compagnia soltanto dei miei pensieri più profondi. E’ la prima ascensione del 2020 a questa vetta, la regina delle Piccole Dolomiti bresciane, e decido di compierla attraverso il sentiero numero 349 che parte da Collio, secondo me il più vario e appagante.

L’idea è di raggiungere la vetta al massimo alle nove del mattino per poi poter valutare eventuali destinazioni secondarie in base alle energie residue. Dopo una giornata piovosa il clima previsto è tipicamente estivo con temperature che dovrebbero superare i 30 gradi. Raggiungo il punto di partenza, situato a Collio in prossimità della seggiovia, e mi incammino verso il ponte che attraversa il fiume Mella. Le indicazioni sono fin da subito molto chiare e il tempo previsto dalla segnaletica CAI è di 4:30, un valore che potrebbe far desistere l’escursionista meno allenato ma decisamente sovradimensionato per la maggior parte dei camminatori abituali. Quello che posso dire è che ne vale sicuramente la pena e la fatica verrà ampiamente ripagata, specialmente in una giornata di cielo sereno come quella odierna.

La prima parte del percorso si svolge su una strada in gran parte cementata che sale fin da subito in marcata pendenza. Sarà per la notte quasi insonne o per la mancanza di caffeina nel mio stomaco ma fatico a trovare il ritmo e mi domando se oggi avrò la forza di arrivare a destinazione. Lascio che sia la mente a condurmi in alto e mi concentro sul respiro e sul ritmo dei miei passi seguendo la comoda carrareccia che prosegue con pendenza costante. Lungo il percorso vi sono alcune deviazioni che conducono a proprietà private ma la bollatura del sentiero è sempre evidente ed è difficile sbagliare: laddove vi è un bivio tendenzialmente è presente un cartello con indicazioni. La direzione da seguire è quella per il Passo Pezzeda, prima tappa di questa bella escursione. Dopo un paio di chilometri di cammino si raggiunge la località Pantaghino dove sono presenti alcune abitazioni, le ultime che incontreremo lungo la salita.

Finalmente le gambe iniziano a girare e riesco ad accelerare il passo nonostante la pendenza non accenni a diminuire. Si cammina sempre su una comoda carrareccia che recentemente è stata ampliata per consentire il transito dei mezzi necessari per la manutenzione ed il taglio del bosco. Alcuni tornanti in successione aiutano a guadagnare rapidamente quota mentre la visuale, almeno fino a questo momento, è limitata dalla presenza di un fitto bosco. Si raggiunge il bel “Roccolo Cero”, una piccola abitazione di colore verde molto caratteristica situata al limite superiore del bosco, per poi procedere finalmente in campo aperto lungo un tratto decisamente meno impegnativo. Qui è presente una malga e, al suo fianco, il primo pilone degli impianti di risalita di quella che un tempo era una rinomata e frequentata località sciistica. Inutile dire che qui ormai la neve non arriva più e che questi mostri d’acciaio sono semplicemente abbandonati al loro destino, quello di essere pian piano inghiottiti dal fitto bosco circostante.

Per chi come me è nato da queste parti è impossibile non provare nostalgia per gli anni 80/90, un periodo in cui Collio era una fiorente località turistica apprezzata e frequentata sia d’estate che d’inverno. Da casa potevo infatti osservare la seggiovia lavorare ininterrottamente per portare in quota decine di sciatori. Tutte le attività locali come bar, ristoranti, alberghi e piccoli negozi faticavano per soddisfare una domanda quasi sovradimensionata. Una fame di turismo locale che ormai non esiste più ma che potrebbe tornare, magari in forma diversa. Carico ora di pensieri sul futuro di questi luoghi raggiungo il Passo Pezzeda a quota 1600 m e ne approfitto per una breve pausa. E’ trascorsa soltanto un’ora dalla partenza e sono già a buon punto, ho percorso 4,5 Km e la mia destinazione, secondo le indicazioni, si trova a 2:40 di cammino.

Da qui in poi il percorso è in comune con il Sentiero della Resistenza e procede nel territorio del comune di Pertica Bassa in Valle Sabbia. Il primo tratto che conduce verso il Passo di Prael è decisamente rilassante in quanto molto panoramico e pianeggiante. Il sentiero si sviluppa lungo la dorsale del Monte Pezzolina consentendo di osservare nitidamente sia l’impervio versante roccioso della nostra amata Corna Blacca che la vallata sottostante che ospita le località Pertica Bassa, Ono Degno e Vaiale. Una volta raggiunto il passo è possibile scegliere tra due percorsi per raggiungere la cima: la variante alta del sentiero 3V (per esperti) e la variante bassa che conduce prima al Passo di Paio per poi salire sul versante opposto. Io decido di percorrere il 3V che conosco già molto bene avendolo affrontato in precedenza, sia in salita che in discesa.

Nonostante la vetta sembri molto vicina preparatevi ad affrontare un tratto piuttosto impegnativo con alcuni passaggi che richiedono attenzione, specialmente con terreno umido. Il percorso si sviluppa a mezzacosta e ci conduce nel cuore di uno stretto avvallamento facendoci perdere qualche metro di quota. Il sentiero è stretto ma comunque sempre evidente e sicuro, il paesaggio circostante è caratterizzato dalla presenza di imponenti speroni rocciosi e cespugli di pino mugo. L’incontro con un branco di camosci mi emoziona e mi fornisce nuove energie per affrontare l’ultimo tratto della salita, quello più impegnativo dal punto di vista fisico vista anche la stanchezza accumulata durante la salita. Mi fermo ad osservarli con attenzione ma ben presto si accorgono della mia presenza e scappano rapidamente verso valle, spaventati probabilmente dall’unico nemico che conoscono.

Risalgo il versante seguendo il ripido sentiero ed aiutandomi con le mani in alcuni punti, me la prendo con calma fermandomi di tanto in tanto a scattare una fotografia del meraviglioso ambiente circostante che ricorda le Dolomiti. Superato un’ultimo impegnativo strappo raggiungo una sella e mi ritrovo nuovamente in Valle Trompia, proseguo affrontando l’ultimo tratto che mi conduce prima sull’anticima (dove è presente un Cippo ai Caduti della Brigata Fiamme Verdi Margheriti) e poi, dove un breve passaggio in discesa, sulla cima vera e propria con la sua bella Croce di vetta. Sono le 8:30 del mattino, il cielo è azzurro e sono in vetta in compagnia soltanto di un piacevolissimo vento fresco. Ne approfitto per riposare e per una rapida merenda, la giornata è splendida e devo assolutamente approfittarne per mettere chilometri e dislivello nelle gambe.

Per la discesa decido di seguire la “direttissima” del sentiero 3V, un percorso non molto battuto a causa della presenza di un paio di passaggi di semplice arrampicata. Personalmente però credo valga la pena percorrerlo in quanto offre scenari altrimenti impossibili da osservare senza presentare pericoli eccessivi. Nei passaggi più critici sono presenti numerosi appigli che consentono di salire e scendere in sicurezza, basta prestare la dovuta attenzione e procedere senza fretta. Il 3V conduce ai Monti di Paio e successivamente all’omonimo passo dove si incrocia la variante bassa che consente di tornare comodamente al Passo di Prael. Questo tratto del percorso è in gran parte pianeggiante e attraversa la Valle dell’Inferno di San Colombano, un luogo piuttosto suggestivo e solitario al confine tra gli alberi e la roccia. La mulattiera è ampia e comoda da percorrere, solo l’ultimo tratto che risale verso il passo richiede un po di impegno in quanto la pendenza torna a salire per riguadagnare il dislivello perso.

Lungo il sentiero che mi conduce al Passo Pezzeda inizio a osservare la vetta del Monte Pezzeda, sommità che non ho mai raggiunto nonostante sia transitato varie volte da queste parti. Nonostante non vi sia una traccia documentata per salire il percorso mi sembra abbastanza semplice, decido pertanto di provare a raggiungerla anche se i talloni iniziano a farmi davvero male: maledetti scarponi nuovi, dovevo mettere dei cerotti per evitare le vesciche! Mi incammino seguendo l’evidente traccia che sale ripida lungo il pendio e nel giro di una decina di minuti raggiungo il pilone del primo dei due impianti di risalita. Dopo una brevissima sosta proseguo lungo la cresta fino a raggiungere la vetta dove trovo un “cabinotto” di cemento, punto di arrivo del secondo impianto di risalita. Soddisfatto per questa nuova conquista mi siedo una decina di minuti, giusto il tempo di mangiare qualche biscotto e di osservare la mia Collio da una nuova prospettiva.

Riprendo il cammino verso il Dosso Falcone che raggiungo seguendo una bella traccia e proseguo a destra lungo il 3V per tornare al Passo Pezzeda e iniziare la discesa seguendo il sentiero utilizzato per la salita. L’istino era di provare a scendere lungo la carrareccia che parte dal Rifugio “Blachì 2” e che, secondo il mio GPS, dovrebbe congiungersi poi al sentiero che scende verso la Miniera Tassara. Non sono tuttavia certo della presenza poi di un sentiero che mi consentirebbe di tornare al punto di partenza e vorrei evitare di dover camminare per un paio di chilometri sulla strada provinciale, abbandono pertanto l’idea e decido di concludere la lunga escursione.

Un percorso, quello descritto, sicuramente lungo e impegnativo con un dislivello positivo complessivo di circa 1700 m e una distanza percorsa di 21 km. La presenta di numerosi sentieri consente però di adattarlo alle proprie esigenze, limitandosi eventualmente alla salita alla Corna Blacca con discesa dallo stesso percorso. La variante alta del 3V presenta alcuni tratti ripidi e leggermente esposti, è consigliata pertanto ad escursionisti esperti e ben allenati. Per quanto riguarda la discesa dalla “direttissima”, altro tratto marcato come EE, richiede l’utilizzo delle mani per superare un paio di passaggi ed è sconsigliata ai meno esperti. Se affrontata con la dovuta attenzione e pazienza è in grado però di regalare paesaggi unici e davvero sorprendenti portando il visitatore a transitare in luoghi davvero inimmaginabili nella nostra valle. Un territorio il nostro che merita davvero di essere esplorato e scoperto, un paradiso per l’escursionismo che forse dovrebbe essere valorizzato meglio.

Mappa del percorso

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Galleria fotografica

Il sentiero 3V consente di ammirare scenari davvero unici e suggestivi come questo

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Salendo in quota ci si immerge in un mondo magico fatto di roccia e pino mugo

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Il panoramico tratto finale del sentiero conduce alla Croce di vetta posta qui in ricordo di Don Giovanni Bruni

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La direttissima del 3V richiede calma e attenzione ma regala un paesaggio da cartolina

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Ecco la triste e desolata vetta del Monte Pezzeda e ciò che rimane dei suoi impianti di risalita

Ecco la triste e desolata vetta del Monte Pezzeda e ciò che rimane dei suoi impianti di risalita



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