Davide Bonusi
Davide Bonusi
Amo la natura e la vita all'aria aperta. Quando posso vado in montagna, seguo un sentiero e cammino fino a quando sono stanco. Qualche volta mi perdo, molto spesso mi ritrovo.

Monte Ario, Corna Blacca e Monte Pezzeda dalla Vaghezza

Monte Ario, Corna Blacca e Monte Pezzeda dalla Vaghezza

Per celebrare l’arrivo dell’autunno ho scelto di percorrere il tratto del 3V che delimita l’alta Valle Trompia accarezzandone le sue belle cime.

Difficoltà escursionistica: T3
Vette raggiunte: Monte Ario (1755 m), Corna Blacca (2006 m), Monte Pezzeda (1800 m)
Dislivello salita: 1583 m
Lunghezza percorso: 21.84 Km

Descrizione dell’escursione

Da molto tempo desidero raggiungere la mia amata Corna Blacca con una lunga passeggiata, di quelle che lasciano il tempo per abbandonarsi alla natura e per contemplarne la tranquillità e la bellezza. Purtroppo quest’anno si è rivelato fino ad ora piuttosto complesso e la giornata adatta sembrava non arrivare mai. Complice però l’assenza di impegni e la situazione meteo favorevole decido di approfittare di questo bel sabato soleggiato per concedermi un lungo trekking. Ho già in mente il percorso che non è altro che l’unione di itinerari già affrontati in precedenza: partenza dalla località Vaghezza di Marmentino dove seguirò il sentiero 3V nelle sue varianti alte fino alla Corna Blacca, discesa con la “direttissima” e poi comodo e pianeggiante rientro al punto di partenza.

Decido di attendere le prime luci del mattino visto che ho tutta la giornata a disposizione e alle sette muovo i primi passi sul tratto asfaltato che dalla Vaghezza conduce al Passo delle Piazze. Visto che la zona è frequentata anche da cacciatori preferisco indossare comunque la torcia frontale con l’intento di rendermi visibile nel tratto di bosco che andrò ad affrontare poco dopo. Seguendo la facile bollatura bianco-azzurra del 3V mi godo l’aria fresca del mattino fino a raggiungere il Passo dove, seguendo le indicazioni per il Monte Ario, proseguo a destra. Superata l’area picnic, dotata di panche e tavoli in legno, mi immergo nella fitta vegetazione. Qui inizia il primo tratto di vera salita che si sviluppa su un sentiero molto ampio, recentemente sistemato e allargato per facilitare il taglio di alcune piante cadute durante la tempesta Vaia.

La salita prosegue poi con alcuni tornanti concedendo, di tanto in tanto, tratti meno impegnativi che consentono di riprendere fiato. Questo bel sentiero è anche conosciuto come “le scale dell’Ario” anche se è privo di scalini, ci sarà probabilmente un motivo che mi sfugge. Procedo con passo deciso attraverso la fitta vegetazione con l’intendo di raggiungere il limite superiore del bosco prima che il sole si alzi. Le condizioni di scarsa illuminazione non mi consentono ancora di ammirare il fogliame autunnale ma potrò sicuramente farlo al ritorno. Raggiungo con facilità il Pian del Bene e i suoi pascoli montani situati a circa 1500m di quota. Qui il sentiero si divide: la variante alta prosegue sul ripido pendio che ho di fronte, quella bassa invece a destra seguendo l’ampia mulattiera che conduce alla vicine malghe. Proseguo dritto affrontando con decisione la salita verso il Monte Campello, un tratto del percorso decisamente ripido ma tecnicamente facile e privo di pericoli.

Superato l’erto pendio non resta che proseguire sul bellissimo sentiero in cresta che offre un panorama privo di ostacoli in ogni direzione. Posso già osservare la Croce della mia prima meta illuminata dal caldo sole mattutino mentre in lontananza ecco la Corna Blacca, meta finale della lunga ascensione. La mia attenzione ora è totalmente rivolta all’alba che si dovrebbe concretizzare entro pochi minuti e che fortunatamente riesco a immortalare a pochi passi dalla vetta. E’ come sempre un momento emozionante e unico in grado di regalare gioia e speranza, una nuova luce che riscalda l’anima e il cuore. Mi soffermo soltanto qualche minuto sull’Ario, giusto il tempo di bere un sorso d’acqua e di riordinare le idee. Questa bella vetta, nonostante la sua modesta altitudine di 1755m, offre un scenario di tutto rispetto. Affronto quindi con calma il tratto di discesa che conduce al Goletto Campo di Nasso in quanto molto ripido e scivoloso.

Ho percorso circa 4 Km fisicamente impegnativi ma i prossimi saranno decisamente più rilassanti. Seguendo il 3V proseguo in leggera salita fino a raggiungere il Dosso Falcone, pianeggiante sella ai piedi del Monte Pezzeda. Qui il percorso diviene praticamente pianeggiante e mi consente di raggiungere il Passo Pezzeda Mattina dove seguo le indicazioni per la Corna Blacca. La bollatura bianco-azzurra ora si mescola al Tricolore del “Sentiero della Resistenza”, un percorso ad anello che si snoda su entrambi i versanti della catena montuosa e che sarà sicuramente oggetto di una futura giornata di trekking. Nel giro di una ventina di minuti raggiungo il Passo di Prael e proseguo sulla variante “per esperti” del 3V, quella che mi consentirà appunto di raggiungere la Regina delle Piccole Dolomiti Bresciane. Conosco bene questo tratto di sentiero che, in alcuni punti, richiede il giusto grado di attenzione e un passo sicuro.

Fortunatamente il terreno è asciutto e posso procedere quindi con una certa tranquillità. L’unico aspetto che mi turba è la presenza, a pochi metri di distanza, di cacciatori impegnati nello svolgimento della loro attività. Decido di canticchiare, facendomi notare per evitare spiacevoli conseguenze. Purtroppo praticare l’escursionismo durante la stagione venatoria espone a dei rischi ma credo basti la giusta dose di attenzione e di consapevolezza da entrambe le parti per evitare incidenti. Il tratto di sentiero che affronto si dimostra come sempre remunerativo dal punto di vista paesaggistico. Si è circondati da imponenti massi, guglie e cespugli di pino mugo. Un paesaggio a metà tra le Dolomiti e le Grigne in grado di incantare e di alleviare la fatica necessaria per affrontare alcuni tratti particolarmente ripidi e impervi.

Avendo già percorso più volte questo sentiero ne conosco quasi a memoria i passaggi e posso quindi godermi in tranquillità la salita. La classificazione EE (escursionisti esperti) è dovuta principalmente alla presenza di alcuni tratti leggermente esposti e alla necessità di aiutarsi con le mani in un paio di punti. Dopo aver camminato per mezzora abbonante sul versante Valsabbino il 3V mi riporta sulla sponda Valtrumplina dove affronto le ultime roccette che mi conducono in vetta. Vengo prima accolto dal Cippo alla Memoria Partigiana, con annessa statua della Madonna, situato sulla prima delle due cime. Raggiungo quindi la Croce di vetta della Corna Blacca e con grandissima soddisfazione mi accomodo ai suoi piedi per godermi il panorama e per una meritata merenda. Mancano pochi minuti alle dieci del mattino e mi trovo esattamente dove dovrei essere: sulla Regina a quota 2006m. Una cima unica in grado di distinguersi dalla altre montagne della Valle Trompia per l’asprezza di ogni tratto di sentiero che ne consente la “conquista”.

Intraprendo la discesa percorrendo con attenzione il tratto di sentiero 3V che conduce ai Monti di Paio e all’omonimo passo. Si tratta della “direttissima”, un percorso che presenta alcuni passaggi su rocce instabili e un paio di stretti camini dove è necessario aiutarsi con le mani. Rispetto al sentiero utilizzato all’andata ha il grande vantaggio di essere molto breve e di consentire quindi una rapida discesa, offrendo anche suggestivi scorci panoramici. Per chi preferisse invece una via meno impegnativa è possibile seguire il “Sentiero della Resistenza” con bollatura tricolore ripercorrendo l’ultimo tratto utilizzato per la salita e svoltando a destra. Le indicazioni in ogni caso sono molto chiare: seguendo per Paio o Caldoline è impossibile sbagliare direzione. Una volta raggiunto il Passo di Paio io decido di tornare verso la Pezzeda percorrendo la variante bassa del 3V. Chi desiderasse invece allungare ulteriormente l’escursione potrebbe approfittarne per visitare la vicina Capanna Tita Secchi, altro luogo simbolo della Resistenza Partigiana, e la sovrastante Cima Caldoline.

Accelero il passo perché questo tratto pianeggiante del percorso non è tra i miei preferiti. Ne approfitto per ammirare i colori autunnali del bosco che mi circonda, lasciando spazio all’infinita sequenza di pensieri che emergono man mano che il livello di fatica fisica diminuisce. Dopo un paio di chilometri dal Passo di Paio il sentiero torna a salire e lo fa in modo graduale con un dei tornanti. Qui vengo raggiunto da un gruppo di ciclisti “elettrificati” che faticosamente affrontano la salita e ai quali lascio strada. Non posso fare a meno di pensare, come ogni volta, a quanto l’utilizzo di una bicicletta a pedalata assistita sia decisamente in contrasto con lo spirito dello sport e della montagna. Affrontare questi bellissimi sentieri è davvero alla portata di tutti, basta un minimo allenamento, eppure siamo riusciti a trovare il modo di farlo in modo poco onesto. Abbiamo rinunciato alla fatica, all’impegno richiesto per raggiungere un obiettivo, e in cambio abbiamo avuto una bella foto sul nostro profilo Instagram dove ci mostriamo fieri delle nostre conquiste.

Contando sulla forza delle mie gambe, e soltanto di quella, raggiungo il Passo di Prael e proseguo verso Pezzeda Mattina, illuminato finalmente da un bel sole. Sono da poco trascorse le 11 e per il pranzo c’è ancora tempo, decido pertanto di risalire il versante erboso del Monte Pezzeda per raggiungerne la vetta e di scendere poi dal lato opposto ricollegandomi al 3V in prossimità del Dosso Falcone. La salita al Pezzeda è un bello strappo, specialmente se affrontata dopo molti chilometri, ma mi sento particolarmente in forma e fortunatamente la affronto senza la minima esitazione. Per il rientro al punto di partenza si aprono ora vari scenari tra cui: la discesa a sinistra con la variante bassa del 3V, la risalita sul Monte Ario (percorso fatto all’andata) o il pianeggiante sentiero che conduce al Bivacco Malga Croce. Decido di optare per la prima soluzione e raggiungo i soleggiati pascoli della Vaghezza dove posso finalmente pranzare “al sacco”. La temperatura al sole è molto gradevole e il fresco venticello è una piacevole compagnia. E’ il momento dell’escursione in cui mi rendo conto che presto sarà finita e che tornerò quindi ad occuparmi delle faccende “terrene”.

Riprendo il cammino seguendo la bollatura bianco-azzurra e, dopo aver affrontato un tratto di prato, mi immergo nuovamente nel bosco. Sbuco in prossimità di una malga per poi immettermi sulla carrareccia che mi conduce al Pian del Bene. Percorro quindi le “scale dell’Ario” in discesa soffermandomi di tanto in tanto ad ammirare gli splendidi colori autunnali di cui è ormai dipinta ogni cosa. Dopo poco più di mezz’ora raggiungo l’automobile e posso quindi fare rientro a casa, soddisfatto per la bella escursione e nemmeno troppo stanco. Questo itinerario è sicuramente impegnativo e per affrontarlo è necessario un buon allenamento, ma consente di visitare le cime secondo me più selvagge e rappresentative dell’alta Valle Trompia. Sono luoghi in cui la presenza umana è minima, dove è ancora possibile trovare silenzio e solitudine. Benvenuto autunno!

Mappa del percorso

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Galleria fotografica

Ecco l'alba: viverla in montagna è sempre emozionante!

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La vetta del Monte Ario è a pochi passi, mi attende la mia prima meritata sosta.

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La variante alta del 3V consente di ammirare la Corna Blacca dal versante Valsabbino.

La variante alta del 3V consente di ammirare la Corna Blacca dal versante Valsabbino.

La direttissima del 3V richiede di affrontare alcuni passaggi dove l'aiuto delle mani è d'obbligo.

La direttissima del 3V richiede di affrontare alcuni passaggi dove l'aiuto delle mani è d'obbligo.

Mentre salgo sul Monte Pezzeda posso osservare nuovamente l'amata Regina.

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