Davide Bonusi
Davide Bonusi
Amo la natura e la vita all'aria aperta. Quando posso vado in montagna, seguo un sentiero e cammino fino a quando sono stanco. Qualche volta mi perdo, molto spesso mi ritrovo.

Corna Blacca, anello da San Colombano a Collio

Corna Blacca, anello da San Colombano a Collio

Impegnativa escursione per raggiungere la cima della "Regina" per la seconda volta, oggi percorrendo un anello con salita da San Colombano e discesa da Collio.

Difficoltà escursionistica: T3
Vette raggiunte: Corna Blacca (2006 m)
Dislivello salita: 1259 m
Lunghezza percorso: 14.79 Km

Descrizione dell’escursione

E’ trascorso quasi un anno dalla mia prima e unica ascesa alla Corna Blacca, una giornata ricca di soddisfazioni che ricordo con grande gioia. Quando intrapresi la discesa e mi voltai per osservare ancora una volta la croce di vetta il mio pensiero fu uno solo: sarei tornato qui prima o poi e avrei fatto scoprire e apprezzare questo luogo anche ad altri amanti della montagna. Non si tratta infatti di una meta molto frequentata, forse perché raggiungerla richiede comunque un certo impegno e l’escursionista della domenica che sale al Passo Maniva ha a disposizione molte altre destinazioni come il Dosso Alto o il Monte Dasdana.

E’ possibile raggiungere la Corna Blacca tramite numerosi sentieri che partono sia dalla Valle Trompia che dalla Valle Sabbia e che sostanzialmente convergono sul 3V in prossimità del Passo di Prael o del Passo di Paio. Avendo già percorso in salita il sentiero CAI numero 349 che parte da Collio decido di affrontare l’ascesa lungo il 350 che parte dalla vicina San Colombano e che attraversa la suggestiva Valle dell’Inferno. Il dislivello complessivo di salita è di poco superiore ai 1000m e non sono presenti difficoltà a livello tecnico se non qualche passaggio su roccette che descriverò meglio in seguito.

L’ondata di caldo che sta colpendo la nostra penisola in questa seconda metà di giugno impone di sfruttare le prime ore del mattino. Metto nello zainetto una quantità d’acqua decisamente maggiore del solito e nel bagagliaio i miei nuovi scarponi da montagna che voglio testare per la prima volta. Raggiungo San Colombano poco dopo le sei e trenta e parcheggio nell’ampio spiazzo in località Naanì, facilmente raggiungibile seguendo le indicazioni per il pattinaggio presenti all’inizio del paese. L’umidità è già insopportabile e spero proprio che la salita nel bosco mi offra un po di frescura, dopotutto siamo in montagna! Indosso le nuove calzature e noto subito un certo imbarazzo nel compiere i primi passi in quanto la loro struttura è molto più rigida rispetto alle scarpe da trail running che utilizzo solitamente a queste altitudini.

Individuo subito le indicazioni per il sentiero 350 che dopo qualche metro in piano sale ripido abbandonando il fondovalle. Seguendo la bollatura bianco-rossa lascio la stradina per imboccare il sentiero che sale a sinistra. Il terreno è roccioso e sconnesso e gli scarponi mi obbligano a camminare in modo diverso dal solito: evidentemente la mobilità delle caviglie è limitata e devo quindi richiedere alle ginocchia e ai quadricipiti un lavoro maggiore. Sono movimenti ai quali i miei arti inferiori non sono abituati, un po come quando si sale in bicicletta per pedalare dopo aver corso per qualche chilometro. Raggiungo molto faticosamente una conca e dopo uno stretto tornante rientro nel fitto bosco fino ad attraversare un piccolo ruscello.

La pendenza è fin da subito molto sostenuta e le condizioni del terreno non facilitano di certo il passo. Anche oggi non riesco a trovare il giusto ritmo e il dolore alle ginocchia non mi aiuta di certo. E’ trascorsa soltanto mezz’ora dalla partenza e ho già bisogno di una pausa e di bere un sorso d’acqua, complice il caldo sto perdendo liquidi ma soprattutto certezze. Poi prevale la voglia di salire e decido di non guardare il cronometro, di ignorare qualche piccolo dolore e di pensare all’unica cosa che conta davvero: trascorrere una bella giornata, divertirmi e contemplare la magnifica natura che mi circonda.

Riparto con rinnovato entusiasmo e proseguo lungo il ripidissimo sentiero domandandomi più volte se gli amici di San Colombano avessero qualche particolare avversione per i percorsi a zig-zag e per i tornanti in generale. Qui si sale quasi sempre in modo diretto, risparmiando metri e passi. Il percorso diviene finalmente pianeggiante in prossimità della ormai diroccata Casina Corna Blacca Bassa, si attraversa il greto di un fiume per rientrare nuovamente nel bosco e si riprende inesorabilmente a salire. La presenza di varie diramazioni mi confonde ma decido di seguire il percorso più a destra confortato dalla bollatura, in realtà poi scoprirò che tutti i sentieri convergeranno poco sopra. Finalmente il bosco si dirada e raggiungo l’ampia radura prativa della località Casina Corna Blacca Alta. Il paletto indica che mi trovo a una quota di 1500m, praticamente a metà della salita e per me è una buonissima notizia!

Attraverso il prato e raggiungo i ghiaioni alla mia sinistra, supero il letto di un torrente e raggiungo ben presto il sentiero 3V che proviene dal Passo Pezzeda. Proseguo a sinistra in direzione del Passo di Paio lungo un percorso pianeggiante delimitato dalla presenza di rocce e di muretti a secco costruiti dai militari durante la seconda guerra mondiale. Raggiunto il passo seguo le indicazioni per la Corna Blacca, il sentiero torna a salire in moderata pendenza lambendo la cima del Monte Paio per poi degradare leggermente portandomi sul versante opposto del monte. Il massiccio roccioso che mi trovo di fronte è un invito alla conquista, ancora prima di raggiungere il bivio successivo ho già scelto di intraprendere la “direttissima”, utilizzerò la via normale per il ritorno (o almeno questo era il piano iniziale).

La vetta è ancora lontana e in cuor mio ne sono felice perché voglio godermi i bei passaggi su roccia che questo tratto è in grado di offrire. Il sentiero sale con pendenza molto sostenuta attraverso i pini mughi e le rocce, alcuni passaggi richiedono l’utilizzo delle mani e un piede sicuro ma in compenso la via da seguire è sempre facilmente intuibile. Trovo finalmente il mio ritmo e raggiungo rapidamente la vetta dove ritrovo l’amata Croce dedicata a Don Giovanni Bruni, il primo a raggiungerla. L’emozione mi assale inaspettatamente e lo sguardo ombroso lascia spazio al sorriso più sincero che si possa immaginare: alzo il pugno al cielo in segno di conquista e mi godo il meritato riposo dopo due ore di faticoso cammino. Eccomi nuovamente in vetta a godermi un panorama mozzafiato in totale solitudine: avrei voluto condividere questo vino pregiato con un amico e brindare insieme a una nuova conquista ma non è stato possibile, peccato.

Dopo aver scattato qualche fotografia alle montagne circostanti raggiungo la vicina cima secondaria per visitare il cippo commemorativo alla Resistenza Partigiana che ricorda la Brigata Ermanno Margheriti. Da qui posso osservare anche l’abitato della mia Collio, visione che mi porta a decidere di scendere dal sentiero 349 per raggiungere appunto questa località. La prima parte della discesa presenta alcuni passaggi su roccia che richiedono un passo sicuro e prosegue poi con tratti piuttosto ripidi e scivolosi che attraversano il roccioso versante valsabbino. Si prosegue quindi lungo un comodo sentiero a mezzacosta fino al passo di Prael e poi su una più ampia mulattiera che raggiunge il Passo Pezzeda. Da qui si raggiunge l’abitato di Collio percorrendo l’ampia carrabile che attraversa il bosco con comodi tornanti e che consente di ammirare quello che resta degli impianti sciistici simbolo di questa località fino agli anni novanta.

Una volta raggiunta la statale in località Busana proseguo per un paio di chilometri sulla strada asfaltata fino a raggiungere nuovamente l’abitato di San Colombano per riprendere l’automobile. Sono stanco, accaldato, i piedi sono indolenziti e le ginocchia decisamente affaticate. Nonostante tutto però ho raggiunto la vetta portando a termine una bella escursione in modo più che dignitoso. Il bicchiere anche oggi è mezzo pieno e io sono felice, alla fine questa è l’unica cosa che conta.

Mappa del percorso

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Galleria fotografica

La direttissima consente di ammirare da vicino il massiccio roccioso che caratterizza questa vetta

La direttissima consente di ammirare da vicino il massiccio roccioso che caratterizza questa vetta

La salita offre numerosi scorci panoramici che impongono brevi pause fotografiche

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Eccomi finalmente in vetta ad ammirare la seconda cima e l'ampio panorama circostante

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La discesa verso il Passo di Prael attraversa il versante prativo valsabbino

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Ecco ciò che rimane degli impianti di risalita della Pezzeda, un tempo rinomata località turistica

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