Davide Bonusi
Davide Bonusi
Amo la natura e la vita all'aria aperta. Quando posso vado in montagna, seguo un sentiero e cammino fino a quando sono stanco. Qualche volta mi perdo, molto spesso mi ritrovo.

Monte Bruffione e Passo Serosine, anello dal Gaver

Monte Bruffione e Passo Serosine, anello dal Gaver

Eccomi nuovamente in Gaver per completare l’ascensione sul Monte Bruffione, vetta mancata in precedenza causa maltempo.

Difficoltà escursionistica: T3
Vette raggiunte: Monte Bruffione (2664 m)
Dislivello salita: 1331 m
Lunghezza percorso: 16.5 Km

Descrizione dell’escursione

Lasciare le cose a metà, incomplete e incompiute è difficile da sopportare. Quando poi si tratta di cose piacevoli come raggiungere una vetta vale sicuramente la pena riprovarci, togliersi il sassolino, alleviare completamente quel piccolo “bruciore” per la mancata conquista. Il meteo in montagna è spesso imprevedibile e può cambiare da un momento all’altro. Anche oggi ne avrò la dimostrazione ma almeno riuscirò a portare a casa questa nuova vetta e a compiere, quasi completamente, l’itinerario prefissato. A farmi compagnia oggi c’è l’amico Alessandro con il quale ho già condiviso delle bellissime escursioni. Un’uomo d’esperienza, gamba buona e battuta sempre pronta, ci sono tutti gli elementi per divertirsi.

Il punto di partenza è il Bar Bruffione situato poco prima della piana del Gaver. Ci mettiamo in cammino poco dopo le 8 del mattino e decidiamo di salire nel modo più diretto possibile imboccando la variante diretta del sentiero 401 che attacca a sinistra poco dopo il ponte. Questo sentiero non mi era piaciuto particolarmente durante la discesa precedente dal Monte Boia ma l’obiettivo è di arrivare in vetta prima che il tempo cambi vista la presenza di alcune nuvole. E’ bene premettere che il meteo previsto per la giornata era buono, al massimo qualche nuvola nel pomeriggio. La prima parte della salita avviene nel bosco con pendenza abbastanza decisa. L’umidità del terreno e la presenza di sassi e radici impongono una certa attenzione per non scivolare. La segnaletica è sempre presente anche se non vi sono comunque dubbi sul sentiero da seguire visto che è praticamente l’unico.

Dopo poco più di un chilometro di cammino siamo già a quota 1700 m e la vegetazione di conseguenza si dirada. Percorriamo un tratto praticamente pianeggiante che ci conduce nei pressi della Malga Malghetta, uno dei pochi fabbricati che incontreremo lungo la salita. E’ bene specificare che tale struttura non è aperta al pubblico e non offre riparo in caso di pioggia, nel momento in cui transitavamo era disabitata e sarebbe quindi stato impossibile accedervi. Si riprende quindi a salire su un sentiero che diviene marcatamente più ripido e che si snoda attraverso le rocce circondato dalla tipica vegetazione di queste quote altimetriche. In lontananza è già possibile udire il suono dell’acqua che scorre nel torrente che taglia la vallata alla nostra destra, una piacevole compagnia che tra poco incontreremo di persona.

Raggiungiamo infatti una bella conca ai piedi della catena montuosa del Bruffione dove è adagiata la piccola Malga Retorti. Siamo grossomodo a metà del percorso e decidiamo quindi prenderci un paio di minuti di pausa per rifiatare e bere un sorso d’acqua. La presenza di un gruppo di cavalli allo stato brado contribuisce a rendere piacevole la nostra sosta, offrendo anche uno scenario da classica cartolina di montagna. Il cielo per ora promette bene e non vi sono nuvole intorno alla vetta, decidiamo quindi di non forzare troppo il ritmo e di procedere con passo meno spedito per risparmiare energie. L’idea è quella di provare a raggiungere anche il Monte Gelo, una vetta se vogliamo “secondaria” e molto meno nota ma non troppo distante dal Passo Serosine che dovremo comunque raggiungere per completare l’anello.

Il percorso ora si snoda attraverso il prato per alcune decine di metri per divenire poi prevalentemente roccioso. La presenza di detriti e di grossi massi non ostacola troppo il nostro avanzamento, è sempre possibile aggirarli in sicurezza seguendo la bollatura che in salita è facilmente riconoscibile (in discesa avevo avuto qualche difficoltà, complice forse la stanchezza). La pendenza è costante ma mai proibitiva, una volta trovato il giusto ritmo si procede senza grosse difficoltà. Man mano che si sale il percorso diviene sempre più detritico e ci si trova spesso a transitare su grossi massi, è necessario quindi prestare la massima attenzione anche per la possibile presenza di vipere che trovano qui il nascondiglio ideale. Tra una risata e l’altra siamo ormai al Passo Boia, punto di incontro tra le due varianti del sentiero 401 con il sentiero che scende dalla vetta del Boia.

Da qui è già ben visibile la Croce di vetta del Bruffione, prendiamo fiato e ripartiamo quindi per percorrere gli ultimi minuti di salita. Il primo tratto dell’attacco finale è quasi pianeggiante ma la presenza di grossi massi lo rende scomodo. Seguendo la bollatura e alcuni omini se ne esce però senza difficoltà per tornare poi su una ripida traccia nel prato che conduce a pochi metri dalla cima. Per l’ultimo tratto, ai piedi della Croce, basta aiutarsi con le mani e scegliere il percorso più agevole. Siamo in vetta, il cielo sopra di noi è azzurro e il sorriso è quindi stampato sulle nostra facce che non sembrano troppo stanche. Ci guardiamo però subito intorno perché nuvole piuttosto scure hanno già avvolto il Cornone di Blumone e alle nostre spalle altre nuvole stanno risalendo velocemente verso di noi. Non escludiamo che qualche goccia d’acqua possa presto presentarsi ma non ci aspettiamo di certo una lunga pioggia.

In vetta nel frattempo ci raggiunge una coppia, anch’essi felici per la conquista e desiderosi ora di godersi il panorama. Noi saggiamente ci rimettiamo subito in cammino scendendo fino al Passo Diciotto, situato a pochi metri dalla sommità, e proseguendo lungo l’Alta Via del Caffaro. La nostra prossima meta sarà il Passo Serosine, distante dalla vetta indicativamente 3 km. Iniziamo però a sentire subito qualche goccia di pioggia e ci prepariamo quindi al classico temporale di passaggio. Indossiamo la giacca impermeabile (la mia assolutamente pessima purtroppo), mettiamo la copertura allo zaino e procediamo con concentrazione lungo il tortuoso sentiero. L’andatura è forzatamente lenta perché il percorso transita prevalentemente su grossi massi di granito, già di per se complessi da affrontare e resi scivolosi dall’acqua. Ci si mette poi una pioggia sempre più insistente a complicare il tutto, con tuoni che non promettono nulla di buono.

Quel poco che possiamo osservare alla nostra destra è comunque straordinariamente bello con il Lago Nero che sembra una gemma incastonata nella roccia. Passano i minuti e la pioggia non cessa, anzi, diviene ben presto grandine. Tuoni e fulmini ci circondano, ci accorgiamo di essere al centro di due fenomeni temporaleschi distinti che si stanno pian piano avvicinando. In questa situazione bisognerebbe semplicemente trovare un riparo ma siamo a quota 2500 m e non c’è nulla che ci consenta di metterci al sicuro. Procediamo quindi mantenendo una distanza di una decina di metri, consigliata in caso di fulmini per non rimanere entrambi folgorati, e cerchiamo di mantenere il morale alto per non rallentare troppo il nostro cammino. Dopo un tratto in discesa il sentiero finalmente risale e ci consente di raggiungere la sella del Passo Serosine dove troviamo le indicazioni per il Passo del Termine, siamo nella giusta direzione e la pioggia finalmente si placa.

Rimane però da affrontare la scomoda discesa resa infida dalla pioggia e dalla grandine appena cadute. Si transita in gran parte su una vecchia mulattiera di guerra e intorno a noi sono presenti i resti di alcune strutture dell’epoca: sarebbe bello soffermarsi e visitarle ma vogliamo perdere subito quota. Siamo fradici e il vento è gelido, faccio fatica sia ad usare le mani che a parlare e l’unico modo per alleviare questo disagio è camminare più velocemente per scaldare il corpo. Quando il terreno lo consente divenendo meno roccioso accenno quindi qualche breve passo di corsa e man mano ne traggo giovamento, anche nello spirito. Il paesaggio che ci circonda ora è straordinariamente selvaggio con le pareti del Blumone, rese praticamente di colore nero dalla pioggia, che vengono solcate da possenti cascate d’acqua. Intravediamo finalmente il Bivacco Casinello di Blumone che raggiungiamo dopo pochi minuti rinunciano all’idea di salire sul Monte Gelo. Il meteo ci ha concesso una tregua ed è meglio sfruttarla per scendere in sicurezza.

Trovando la struttura già occupata (siamo in tempi di Covid-19) ci fermiamo all’esterno giusto il tempo di riordinare le idee e ripartiamo in direzione del Gaver. Sarà una lunga scarpinata di quasi 7 km su un sentiero a tratti divenuto torrente e pertanto molto scivoloso, un percorso vario e molto suggestivo che sicuramente sarebbe bello ripercorrere con tempo favorevole. Il tempo trascorre velocemente nonostante la stanchezza si faccia sentire (i vestiti bagnati non aiutano di certo). Il sentiero diviene quindi una comoda mulattiera sterrata che nel tratto finale, piuttosto ripido, è in buona parte cementata. Raggiungiamo quindi la piana del Gaver poco dopo le 14 del pomeriggio e procediamo fino al Bar Bruffione dove ci attende una rifocillante merenda, il giusto premio dopo una giornata ricca di imprevisti.

Tutto sommato è stata una bellissima avventura che credo mi abbia insegnato molto sulla montagna e su come sia importante adattarsi alle mutevoli condizioni del meteo cercando di compiere scelte sensate. Nonostante io ami spesso andare in montagna da solo credo che oggi sia stata preziosissima la presenza di un compagno d’avventura, specialmente nei momenti di indecisione sulla direzione da prendere. Molto spesso infatti non si può contare sulla tecnologia (oggi il mio telefono si è guastato causa infiltrazione d’acqua), sulla copertura della rete cellulare che in queste zone è praticamente inesistente o sul solo intuito. Bisogna preparare bene l’escursione prima di partire, imparando a memoria il percorso e le possibili vie di fuga che consentano di tornare al punto di partenza in sicurezza in caso di improvviso maltempo. Il consiglio, se posso permettermi di darne uno, è di non sopravvalutarsi troppo e di rinunciare fin da subito se le condizioni sono incerte.

Mappa del percorso

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Galleria fotografica

La bella e impegnativa salita ci regala qualche cartolina ricordo.

La bella e impegnativa salita ci regala qualche cartolina ricordo.

Finalmente la roccia, la nostra meta finale è ben visibile in alto.

Finalmente la roccia, la nostra meta finale è ben visibile in alto.

Affrontiamo gli ultimi metri che ci separano dalla vetta con qualche pensiero a causa delle nuvole.

Affrontiamo gli ultimi metri che ci separano dalla vetta con qualche pensiero a causa delle nuvole.

Cerchiamo di goderci il panorama che possiamo vedere, le nuvole ormai ci circondano.

Cerchiamo di goderci il panorama che possiamo vedere, le nuvole ormai ci circondano.

Nonostante la fitta pioggia mi concedo un ultimo scatto, poi il telefono mi abbandonerà.

Nonostante la fitta pioggia mi concedo un ultimo scatto, poi il telefono mi abbandonerà.



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