Davide Bonusi
Davide Bonusi
Amo la natura e la vita all'aria aperta. Quando posso vado in montagna, seguo un sentiero e cammino fino a quando sono stanco. Qualche volta mi perdo, molto spesso mi ritrovo.

Corna del Sonclino, Vallazzo, Lembrio e Croce, anello da Marcheno

Corna del Sonclino, Vallazzo, Lembrio e Croce, anello da Marcheno

Una lunga cavalcata sulle montagne che separano il territorio di Marcheno da quello di Lodrino in Valle Trompia.

Difficoltà escursionistica: T3
Vette raggiunte: Corna del Sonclino (1352 m)
Dislivello salita: 1672 m
Lunghezza percorso: 23.26 Km

Descrizione dell’escursione

Se dovessi descrivere con un solo aggettivo questa escursione molto probabilmente sceglierei “contorta”. Il motivo è molto semplice: alcuni sentieri, utilizzati prevalentemente per la caccia, stanno pian piano scomparendo e districarvisi spesso non è cosa semplice. Il percorso che ho scelto per questa lunga camminata si svolge quasi interamente nel territorio di Marcheno, un comune della media Valle Trompia non troppo distante da dove sono nato e cresciuto. L’idea è di salire alla Corna del Sonclino sfruttando il sentiero CAI numero 361, proseguire verso la passata di Vallazzo al confine con il territorio di Lodrino, scendere verso il torrente Lembrio e poi completare l’anello rientrando al punto di partenza con il Sentiero della Resistenza. Se rimarrà tempo e gambe poi sarebbe bello anche risalire fino alla Croce di Marcheno sfruttando alcuni sentieri non segnati che ho già percorso in passato.

Si tratta di un percorso già sulla carta impegnativo, sia per la lunghezza complessiva che per il dislivello positivo che potrebbe tranquillamente superare i 1600 m. Oggi però sono in buona compagnia e l’amico Michele, che abita da queste parti, è entusiasta come me di girovagare per queste terre. Forse fra qualche anno gran parte dei sentieri descritti non esisteranno nemmeno più: l’attività di caccia è sempre meno praticata e non vi è altro motivo per raggiungere, con non poca fatica, le cascine e i roccoli immersi in questi boschi. Visitarli oggi ha il sapore dell’esplorazione, dell’osservare qualcosa che ben presto potrebbe scomparire e vivere soltanto nella nostra memoria. Ci incamminiamo presto dopo aver parcheggiato in Via Gitti, a pochi passi dalla segnaletica CAI che indica l’inizio del sentiero 361. La giornata è soleggiata per cui decidiamo di portare solo gli zainetti da trail running e poca acqua, potremo facilmente trovarne lungo il percorso.

La prima tappa da raggiungere è la Forcella di Vandeno e per farlo seguiremo il bellissimo sentiero che sale costeggiando il torrente. Il percorso è ben delineato e la bollatura sempre evidente: si tratta di un tracciato tutto sommato frequentato e manutenuto a dovere. Salvo il primo tratto, quasi pianeggiante, la pendenza è decisamente sostenuta e ciò consente di guadagnare quota rapidamente. Si cammina inizialmente su piccoli detriti, abbastanza fastidiosi se si indossano scarpe leggere, ma quando si entra nel bosco il terreno diviene più morbido e confortevole. Decidiamo di mantenere un ritmo escursionistico, ben consci che avremo modo poi di stancarci durante la giornata. Il caldo e l’umidità si fanno sentire già dal primo mattino, complice sia la modesta quota altimetrica che la conformazione della vallata che non favorisce sicuramente la presenza di forti correnti d’aria.

Tra una risata e una classica frase “adesso il sentiero spiana” raggiungiamo la Forcella di Vandeno, punto d’incontro con i sentieri provenienti da Sarezzo e Lumezzane. Da qui sarebbe possibile raggiungere il Santuario di Sant’Emiliano in una decina di minuti, una meta che vi consiglio di visitare se non l’avete già fatto in precedenza. Noi proseguiamo invece seguendo le indicazioni per “Il Buco” e per la forcella dei quattro comuni. Questo tratto del percorso, che si snoda sinuosamente tra le creste, risulta meno monotono e offre dei bellissimi scorci di paesaggio che vale la pena ammirare con calma, dopotutto non abbiamo nessuna fretta. Raggiunto “Il Buco”, una piccola casupola ricavata nella roccia, ci fermiamo ad osservare quello che è un luogo simbolo della Resistenza Partigiana locale. Sulla parete è infatti possibile osservare le tracce lasciate dai colpi d’arma da fuoco ed è presente una lapide alla memoria che ne racconta brevemente la storia.

Riprendiamo il cammino raggiungendo la forcella dei quattro comuni e da li guadagnando la sommità della Corna del Sonclino, ottimo punto panoramico su tutta la media Valle Trompia. Sono da poco trascorse le otto del mattino ed è un buon momento per concederci una pausa colazione. Fino a questo momento l’escursione, dislivello a parte, è risultata piuttosto semplice in quanto i sentieri erano in ottimo stato. Rifocillati dal cibo e dai primi raggi da sole riprendiamo il cammino tornando alla forcella e seguendo la bollatura bianco-azzurra del sentiero 3V che ci condurrà alla passata di Vallazzo. Questo tratto di sentiero risulterà molto appagante dal punto di vista panoramico consentendoci di ammirare la Valle Duppo e buona parte della Valle Sabbia per poi condurci nuovamente sull’altro versante dove potremo imboccare l’esile traccia che scende alle cascine di Navezzole.

Questo è forse il tratto più infido perché la traccia è molto esile e ci si trova a camminare su erba scivolosa. La pendenza è piuttosto sostenuta ed è bene prestare la giusta attenzione per non scivolare lungo il pendio. Nel giro di una ventina di minuti al massimo però il tutto si risolve e si raggiungono le prime cascine, servite da una comoda carrareccia. Si prosegue quindi scendendo nella valle del torrente Lembrio camminando purtroppo in gran parte su fondo cementato. Lungo il percorso sono presenti un paio di fontanelle che consentono di ricaricare le borracce con della freschissima acqua (quasi sicuramente potabile) e di affrontare quindi al meglio la caldissima giornata. La stanchezza inizia a farsi sentire ma è alleviata dal bellissimo contesto naturale che ci circonda e dal rumore dell’acqua che solca il ripido torrente.

Raggiungiamo la conca del Lembrio e seguiamo le indicazioni per il Sentiero della Resistenza che stacca alla nostra sinistra, proprio di fronte alla “Villa Paterlini”. Anche qui è presente una fontana, meglio approfittarne nel caso in cui ne abbiate bisogno visto che poi non saranno presenti ulteriori corsi d’acqua. Si torna quindi a salire seguendo l’ampia carrabile che conduce ad alcune villette e si prosegue seguendo la traccia di sentiero che stacca a destra in prossimità di un tornante. Si transita praticamente nel cortile privato di un’abitazione per poi immergersi nel fitto bosco e proseguire la risalita, sempre in buona pendenza, fino ad incrociare la mulattiera che sale dalla località Albereto. Si percorre quindi un tratto pianeggiante per poi iniziare la discesa verso l’abitato di Marcheno.

Noi decidiamo invece di abbandonare il sentiero principale per visitare la Croce di Marcheno, situata pochi metri al di sotto della Punta Carneda. Da qui è difficile dare indicazioni scritte, la cosa migliore è consultare il percorso sulla cartografia e verificare, magari con l’aiuto del GPS, di aver imboccato il giusto sentiero. Sono infatti presenti numerose tracce utilizzate dagli abitanti del luogo per raggiungere i roccoli di caccia, è quindi “facile” sbagliare direzione. Si superano in successione un paio di roccoli fino a raggiungere una sorta di altopiano in località “Canali”: questo tratto di sentiero è molto ripido e scivoloso, è bene prestare attenzione in caso di recente pioggia anche se non sono presenti pericoli oggettivi. Il tratto successivo va invece ricercato con attenzione perché è quasi completamente stato inghiottito dalla vegetazione. Seguendo la traccia a sinistra, quella più evidente, si può visitare la boscosa cima del Monte Seridondo mentre scendendo leggermente a destra si può scovare il sentierino che porta alla località Poadro.

Complice la stanchezza questo tratto, praticamente pianeggiante, si rivelerà il più impegnativo dell’intero percorso. L’erba ha praticamente coperto completamente il sentiero e in alcuni tratti è difficile mantenere l’equilibrio. Consultando il GPS ci rendiamo conto di essere più in alto rispetto a quando indicato sulla mappa ma è comunque l’unico percorso presente, procediamo quindi con la dovuta attenzione lungo l’esile traccia fino a raggiungere finalmente il bosco dove torniamo a camminare in sicurezza. Districandoci tra gli alberi e navigando a vista verso le cascine visibili in lontananza raggiungiamo un bivio dove troviamo le chiare indicazioni per “Seradel”. Proseguiamo ora su un bel sentiero e raggiungiamo senza grossi sforzi la bella Croce che domina sull’abitato di Marcheno. E’ ormai mezzogiorno e siamo in ritardo sulla nostra tabella di marcia, ci rimettiamo quindi subito in cammino affrontando la facile discesa che ci ricondurrà sul Sentiero della Resistenza.

Da qui sarebbe possibile raggiungere la località “Parte” e proseguire quindi su strada asfaltata fino al punto di partenza. Noi decidiamo invece di procedere a sinistra seguendo la mulattiera fino a raggiungere il sentiero per Vandeno utilizzato per la salita. Ne percorriamo quindi a ritroso gli ultimi due chilometri fino a raggiungere Via Gitti dove possiamo ritrovare le nostre autovetture. Si conclude qui questa faticosa escursione dal sapore tipicamente Valtrumplino, una scarpinata inaspettatamente complicata su sentieri in buona parte scomodi e scivolosi. L’anello merita sicuramente anche se bisogna tenere in considerazione, prima di affrontarlo, le possibili difficoltà nell’individuare i sentieri “non segnati” utilizzati. Per chi non fosse del luogo è comunque possibile evitare la risalita alla Croce seguendo il Sentiero della Resistenza che non presenta invece difficoltà per quanto riguarda l’orientamento.

Mappa del percorso

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Galleria fotografica

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Eccoci alle belle cascine di Navezzole, ancora oggi utilizzate per l'allevamento di bestiame.

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Lo splendido torrente Lembrio e la sua valle rappresentano un luogo di ristoro e relax per gli abitanti della Valle Trompia.

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Eccoci all'imponente Croce di Marcheno, un punto di riferimento visibile da ogni angolo del comune.

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Un ultimo sguardo alla mia Valle Trompia prima di scendere, la stanchezza inizia a farsi sentire.

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