Monte Ario, Capanna Tita Secchi e Dosso Alto da Vaghezza
Lunga escursione di sola andata per visitare la catena montuosa del Dosso Alto percorrendo il leggendario sentiero 3V.
Difficoltà escursionistica: T2Vette raggiunte: Monte Ario (1756 m), Dosso Alto (2064 m)
Dislivello salita: 1457 m
Lunghezza percorso: 18.56 Km
Descrizione dell’escursione
Il Dosso Alto è una delle vette più visitate della Valle Trompia ed è facilmente raggiungibile dal Passo Maniva, località turistica decisamente conosciuta e apprezzata dai bresciani. È da tempo che desidero raggiungere la sua sommità ma non voglio farlo in modo semplice: per questo motivo nelle ultime settimane ho provato a pianificare percorsi differenti che partissero da una quota più bassa rispetto al vicino passo. Potrei salire da Bagolino ma il percorso è in gran parte su strada asfaltata, oppure partire da San Colombano ma ho qualche dubbio sullo stato del sentiero.
Complice l’avvicinarsi del mio compleanno, giornata che solitamente non celebro in modo particolare, inizia a prendere forma una nuova idea. Perché non raggiungere il Passo Maniva per “festeggiare” tale ricorrenza con i miei genitori? L’occasione è perfetta e definire il percorso dell’escursione di sola andata diventa semplicissimo: partirò dalla località Vaghezza di Marmentino e raggiungerò la vetta del Dosso Alto tramite il sentiero 3V. Non dovrò preoccuparmi del ritorno in quanto potrò contare su un passaggio in automobile dopo la meritata “sosta torta”.
In questa relazione descriverò quindi un percorso di sola ascesa: consiglio pertanto all’escursionista che dovesse prenderne ispirazione di muoversi in gruppo e di lasciare un’automobile al Passo Maniva per il rientro. In alternativa è possibile effettuare il rientro senza salire sulle cime in quanto il 3V prevede una comoda variante bassa. Questa seconda opzione richiede però una buona forma fisica in quanto aggiunge molti chilometri di cammino a un percorso già di per sé impegnativo. La destinazione raggiunta offre numerose opzioni per degustare un pranzo a base di piatti tipici della nostra valle e vi consiglio di approfittarne: dopo tanto cammino gustare del buon cibo regala una sensazione di totale appagamento e conforto.
L’obiettivo è di sedermi a tavola per mezzogiorno e decido quindi di partire presto: alle 6:45 parcheggio l’automobile nell’ampio piazzale in località Vaghezza e inizio la mia nuova avventura. Il primo obiettivo è il Monte Ario e per raggiungerlo percorro il sentiero 3V che risale il bosco con una serie di tornanti (noti come “scale dell’Ario”) fino a raggiungere il Pian del Bene. Intraprendo quindi il ripido versante sud del Monte Campello per poi percorrerne la cresta fino a raggiungere la Croce di vetta dell’Ario in un tempo davvero soddisfacente, meno di un’ora. L’unica difficoltà incontrata fin qui è un terreno bagnato e scivoloso, condizione tipica di queste prime ore del mattino. Noto subito l’assenza del piccolo Crocifisso posto nella nicchia alla base della croce: esso è stato recentemente oggetto di un atto vandalico e probabilmente è stato rimosso per procedere alla sua restaurazione.
Mi fermo giusto il tempo necessario per scattare qualche fotografia e poi procedo in direzione del Passo Falcone. La ripida discesa lungo il versante nord, viste le condizioni del terreno, richiede una certa attenzione ed è l’unico tratto che ritengo “pericoloso” del percorso. Non tanto perché presenti difficoltà tecniche di qualche tipo ma semplicemente perché una precedente caduta di lieve entità mi ha procurato non pochi fastidi alla spalla destra. Superato questo breve tratto raggiungo il Passo Falcone e proseguo verso il Passo Pezzeda lungo il comodo sentiero pianeggiante. Attraverso quella che un tempo era una rinomata località sciistica della quale rimangono i rifugi, la seggiovia che sale da Collio e gli impianti di risalita ormai in disuso.
Una volta raggiunto il Passo Pezzeda Mattina proseguo lungo il sentiero con bollatura bianco-blu seguendo le indicazioni per la Corna Blacca. La tentazione di salire anche su questa vetta è molto forte ma resisto, l’obiettivo della giornata è un altro e non posso rischiare di arrivarci con le gambe troppo stanche. La nebbia sta salendo rapidamente dal versante valsabbino e il rischio di trovarmi presto completamente avvolto da essa è concreto, meglio percorrere la variante bassa del sentiero come pianificato. Attraverso la Valle dell’Inferno transitando ai piedi della “Regina” e con qualche saliscendi raggiungo il Passo di Paio. Da qui in poi il tragitto per me è completamente inedito, nonostante abbia già percorso un buon tratto di strada senza soste sento di poter tranquillamente procedere.
Il peggioramento delle condizioni meteo mi impone un passo più spedito: voglio raggiungere la Capanna Tita Secchi in breve tempo per ripararmi in caso di pioggia. La nebbia, seppur non troppo fitta, si è ormai impadronita delle rocciose vette che racchiudono il mio percorso. Si tratta dell’imponente Corno Barzò e di Cima Caldoline, sommità che saranno oggetto delle mie attenzioni durante una futura escursione. Nonostante la scarsa visibilità riesco comunque ad apprezzare le suggestive pareti rocciose del Corno: questo tratto di sentiero è una vera e propria perla dal punto di vista paesaggistico, sicuramente da ripercorrere. Una volta raggiunto il bivacco decido di effettuare una sosta per recuperare energie e per fotografare la Capanna da varie angolazioni.
Il tempo sembra ora favorevole, almeno sul versante triumplino. La cima del Dosso Alto è priva di nebbia e forse riuscirò a godermi un bel sole in vetta. Dopo una decina di minuti di riposo riprendo il cammino e raggiungo il Passo del Dosso Alto dove il sentiero 3V incrocia la strada del Baremone che scende verso Bagolino. La attraverso e seguo le indicazioni del 3V per il Dosso Alto, il cartello mi prepara a un’ultima ora di cammino per raggiungerne la sommità ma sono sicuro che sia un’ipotesi pessimistica. Inizio a sentire un leggero affaticamento muscolare e procedo quindi con un passo più tranquillo. La pendenza non è mai eccessiva, il terreno è stabile e asciutto e non vi sono dubbi sulla direzione da seguire: raggiungo la sommità del monte senza praticamente accorgermene e posso finalmente abbracciare la bella Croce che tante volte ho visto in fotografia.
Sono solo e posso godermi il panorama circostante e il silenzio tipico della montagna, disturbato soltanto dalla presenza di numerosi insetti che hanno deciso di banchettare sulle mie gambe. Valuto la possibilità di scendere direttamente al Passo Maniva dalla variante per esperti, ipotesi che però scarto dopo qualche decina di metri di percorrenza per le condizioni del sentiero e per la stanchezza delle mie gambe: non mi sento sicuro, meglio fare le cose in modo semplice per evitare inutili incidenti visto che l’escursione è ormai giunta al termine e che l’obiettivo è stato raggiunto. Torno quindi al Passo del Dosso Alto e proseguo a destra lungo la strada asfaltata che mi consentirà di raggiungere il ristorante per mezzogiorno, proprio come previsto.
Si conclude quindi una lunga e appagante escursione ma non la bella giornata in montagna. Dopo aver degustato un bel pranzo presso lo Chalet Maniva ne approfitto per distendermi al sole nell’attesa di essere raggiunto dai miei genitori. Con essi condividerò un buon caffè espresso, una fetta di crostata e una breve passeggiata sul Monte Maniva con visita alle trincee risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. Anche se con un giorno di ritardo questo è il compleanno che volevo trascorrere, in compagnia delle persone che amo e della montagna: la mia montagna.
Mappa del percorso
Galleria fotografica