Eremo di San Valentino, Cima Comer, Monte Denervo da Sasso di Gargnano
Sentieri intriganti, panorami mozzafiato, storia, spiritualità e un pizzico di avventura: sono questi gli ingredienti dell'escursione che oggi mi porta su Cima Comer.
Difficoltà escursionistica: T2Vette raggiunte: Cima Comer (1279 m), Monte Denervo (1459 m)
Dislivello salita: 1033 m
Lunghezza percorso: 12.67 Km
Descrizione dell’escursione
Da quanto ho deciso di iniziare a frequentare i sentieri del Lago di Garda documentandomi attraverso varie fonti erano sostanzialmente due le vette più rinomate: il Monte Pizzocolo e Cima Comer. Chiaramente mi riferisco alla sponda bresciana del grande lago, per quanto riguarda il veronese è la catena del Monte Baldo a farla da padrone. Per raggiungere questa ambita vetta ho optato per il percorso che ritengo offra il maggio valore, quello con partenza dalla località Sasso di Gargnano.
Il percorso prevede infatti di raggiungere l’Eremo di San Valentino, suggestiva chiesetta eretta tra le rocce al di sopra dell’abitato di Gargnano, di affrontare un breve tratto di sentiero attrezzato per poi proseguire comodamente fino a raggiungere la vetta. Si proseguirà poi verso la sommità del Monte Denervo per poi discendere dal versante opposto completando l’anello con rientro a Sasso.
E’ il primo giugno ed è trascorso un mese dalla mia ultima uscita in montagna, un lungo intervallo causato dal maltempo che ha praticamente cancellato la primavera. Oggi è una giornata estiva e il caldo si fa sentire già dalle prime ore del mattino, probabilmente il mio fisico deve ancora abituarsi a questa nuova condizione e me ne rendo subito conto. Sono in piacevolissima compagnia, l’amico Armando ha deciso di partecipare incuriosito dalla gustosa ricetta proposta: potrò quindi condividere l’emozione di una nuova conquista con un altro amante della montagna.
Lasciamo l’automobile nel centro di Sasso, località raggiungibile da Gargnano in una ventina di minuti. Ci mettiamo in cammino seguendo l’unica direzione possibile, raggiungiamo una grande fontana al termine del centro abitato dove sono presenti le prime indicazioni per l’Eremo. Il percorso non presenta alcuna difficoltà e si sviluppa inizialmente su un ampia e comoda mulattiera pianeggiante per poi divenire il classico sentiero turistico di montagna. Si sale comodamente con una pendenza che gradualmente si accentua senza mai però diventare realmente impegnativa, è una salita alla portata di tutti.
La bollatura è sempre evidente e la particolare attenzione con cui le rocce sono disposte mi fa pensare a una recente sistemazione del percorso, probabilmente le numerose piogge hanno richiesto il ripristino di alcuni tratti e una bonifica generale del sentiero. Dopo circa 40 minuti di cammino ci troviamo di fronte a un portone in legno: ecco l’ingresso al cortile dell’Eremo. Questa strana presenza non ci stupisce più di tanto, ne avevo già letto in alcune relazioni di escursioni pubblicate on-line. Nonostante ciò l’emozione è evidente, superare la soglia significa entrare in luogo di notevole rilevanza storica e religiosa e noi lo faremo con silenzio e profondo rispetto.
Percorriamo una breve discesa con scalini di roccia aiutati dalla presenza di alcune corde metalliche e raggiungiamo la suggestiva chiesetta ricavata all’interno della montagna. Rimaniamo innanzitutto impressionati dalla sua dimensione e dall’ottimo stato di conservazione. Il suo colore bianco, le sue particolari proporzioni e la morbidezza generale delle forme gli donano un aspetto quasi mediterraneo, come se fosse stata fisicamente trasportata qui da un altro luogo e incastonata nella montagna. Le sue origini risalgono al diciassettesimo secolo, si narra che essa venne eretta dagli abitanti del paese come voto dopo che essi riuscirono a sfuggire all’epidemia di peste del 1630 rifugiandosi proprio sul Monte Comer. Negli anni successivi venne poi abitata da tre differenti eremiti.
Dopo una breve visita all’interno dei locali dell’Eremo riprendiamo il cammino scegliendo di proseguire per il tratto attrezzato che ci consentirà di ricongiungerci al sentiero CAI 231 e di continuare la salita. Questo parte del percorso non richiede particolare attrezzatura ma la sua percorrenza è consigliata soltanto a escursionisti con esperienza in grado di affrontare con sicurezza alcuni passaggi di faticosa salita su roccette. Chi non se la sentisse può ripercorrere a ritroso il sentiero fino all’ingresso dell’eremo e proseguire a destra in direzione Comer: entrambe le soluzioni conducono alla stessa meta finale. Noi lo abbiamo affrontato senza grosse difficoltà, la corde metalliche ci hanno consentito di superare con sicurezza ogni scalino roccioso e le condizioni del terreno fornivano una buona aderenza.
Il sentiero prosegue attraverso il bosco con una pendenza più decisa rimanendo sempre ampio e facilmente individuabile. Le gambe iniziano a rispondere e l’entusiasmo della salita ci conduce rapidamente all’osservatorio del Comer, un balcone in legno che lambisce la vetta e che consente di ammirare il Lago di Garda e l’ampio paesaggio circostante. E’ strano trovare una struttura di questo tipo sulla cima di una montagna e per certi versi è qualcosa di completamente estraneo al contesto. Considerando però che ci troviamo in un’area turistica comprendiamo facilmente come questo pulpito possa rappresentare un elemento di curiosità, se ciò avvicina ancora più gente alla montagna e se contribuisce a mantenerla viva ben venga la sua strana presenza.
Anche noi ne usufruiamo, scattiamo qualche foto proprio dal balcone e ci prendiamo una decina di minuti di pausa per riprendere fiato e liquidi. Proseguiamo quindi salendo in vetta dove superiamo una Madonnina e una piccola Croce metallica. La nostra prossima destinazione è la cima del Monte Denervo, la raggiungiamo seguendo il sentiero con bollatura bianco-rossa che alterna tratti pianeggianti piuttosto comodi a strappi in salita e qualche passaggio su roccia. Come previsto il caldo inizia a essere davvero molto intenso e il nostro passo ne risente, raggiungiamo il Denervo con fatica e decidiamo di fermarci per qualche minuto all’ombra di un cespuglio. Questa breve sosta ci consente nuovamente di dissetarci e di assumere le calorie necessarie per affrontare il rientro.
Per la discesa basta seguire il prato lungo il versante opposto rispetto alla salita fino a raggiungere una malga, in questo momento disabitata. Il sentiero è il 232-232A e si snoda attraverso il bosco fino a raggiungere Via Briano, da qui si prosegue lungo la strada asfaltata fino a superare il rifugio degli Alpini. Vi consiglio da qui in poi di non seguire la mia traccia GPS ma di prendere il sentiero 231A che scende a sinistra e di tornare sul percorso utilizzato per la salita, questo almeno fino a quando non verrà ripristinato il 238 che noi abbiamo deciso di affrontare non avendo notizie recenti sulla sua percorribilità.
A causa delle innumerevoli piante cadute e dello stato di totale abbandono della manutenzione del bosco circostante siamo ben presto finiti fuori traccia ritrovandoci in un canalone, ne siamo usciti girovagando per circa un’ora tra la fitta vegetazione rischiando più volte cadute rovinose. Un’esperienza sicuramente formativa ma che non consiglio, molto probabilmente se fossi stato da solo non avrei affrontato il bosco in queste condizioni e sarei tornato indietro utilizzando la variante suggerita. Nel complesso è stata un’escursione davvero completa e appagante, torniamo a casa con qualche ammaccatura ma comunque soddisfatti.
Mappa del percorso
Galleria fotografica