Davide Bonusi
Davide Bonusi
Amo la natura e la vita all'aria aperta. Quando posso vado in montagna, seguo un sentiero e cammino fino a quando sono stanco. Qualche volta mi perdo, molto spesso mi ritrovo.

Lago Nambino e Lago Serodoli, invernale da Madonna di Campiglio

Lago Nambino e Lago Serodoli, invernale da Madonna di Campiglio

Un percorso impegnativo in grado di regalare grandi soddisfazioni, da affrontare soltanto in condizioni di neve ottimali e con buona preparazione fisica.

Difficoltà escursionistica con ciaspole: WT3
Dislivello salita: 843 m
Lunghezza percorso: 11.49 Km

Descrizione dell’escursione

Prima di descrivere questo bellissimo itinerario è bene fare una premessa: la valutazione di un percorso invernale dipende in gran parte dalle condizioni della neve su cui ci si trova a camminare. Per questo motivo è importante non sottovalutare l’impegno richiesto per raggiungere la propria meta, basandosi magari soltanto sul dislivello da affrontare o sulla lunghezza complessiva del tracciato. E’ un errore che, da apprendista montanaro, ogni tanto mi trovo a commettere potendo però comunque contare su una buona preparazione fisica che mi consente in qualche modo di uscirne senza grossi problemi. Non nascondo infatti che il mio obiettivo era di raggiungere Cima Serodoli e contavo di farlo agevolmente, magari senza indossare le racchette da neve.

Il percorso scelto è molto frequentato da chi pratica sci alpinismo e affrontarlo con le ciaspole è comunque un compromesso. Questo strumento infatti non nasce per salire e scendere da pendii troppo ripidi o per percorrere traversi su neve morbida, senza traccia. Ben conscio di questo problema decido quindi di portare con me piccozza e ramponi, convinto di utilizzare la racchette per la fase di avvicinamento e di procedere poi in sicurezza e libertà nel tratto finale. In quota la neve sarà ghiacciata: questa è la mia convinzione, sbagliatissima. Questa stagione invernale è molto più calda del previsto e noi siamo partiti troppo tardi: compiamo i primi passi alle nove del mattino quando il sole sta già illuminando la vallata. Lasciata l’auto nel comodo parcheggio a pagamento in località Patascoss ci incamminiamo seguendo le indicazioni per il Rifugio Nambino, prima tappa del nostro entusiasmante itinerario.

Il primo tratto del percorso è costituito da una carrareccia che si può affrontare comodamente con gli scarponi (attenzione eventualmente al ghiaccio). Prestando attenzione ai cartelli CAI si devia a destra su un bel sentiero che si addentra nel bosco. Si supera dapprima un ponticello in legno per poi proseguire risalendo una vera e propria scalinata ricavata nella neve. Indossiamo i ramponcini per migliorare la presa sul ghiaccio e procediamo spediti guadagnando quota senza sforzo fino a giungere in prossimità del Lago Nambino. Qui ci soffermiamo solo un paio di minuti, giusto il tempo di scattare qualche fotografia. Decidiamo di proseguire senza indossare le ciaspole per provare a guadagnare tempo: la temperatura è piacevolissima e il sole sta già penetrando nel bosco, siamo partiti troppo tardi ed ora iniziamo ad esserne consapevoli.

Il tratto centrale del percorso, dal Nambino fino al limite del bosco, risulterà piuttosto impegnativo anche senza racchette da neve ai piedi. Dopo un primo tratto in leggera pendenza il sentiero si inerpica attraversando il bosco a zig-zag. In alcuni punti orientarsi risulta complesso a causa delle numerose tracce presenti, la maggior parte lasciate dagli sciatori sia in salita che in discesa. Fortunatamente la neve regge ancora il nostro peso e possiamo pertanto salire in sicurezza affrontando anche qualche breve traverso. Una volta usciti dal bosco, più o meno nel punto in cui ci aspettavamo di giungere, le difficoltà di orientamento divengono ancora maggiori. Le condizioni della neve, a tratti cedevole, impongono di indossare le ciaspole e di proseguire pertanto con un ritmo decisamente inferiore.

Superiamo una struttura in muratura (probabilmente una presa d’acqua) e proseguiamo cercando di individuare il sentiero estivo. Ci rendiamo conto però che esso è troppo ripido e deviamo erroneamente a sinistra, ingannati dalle numerose “piste” presenti. Dopo un tratto in piano ci troviamo di fronte a un pendio sul quale dovremmo però procedere in traverso: rischioso farlo con le ciaspole, impossibile senza in quanto si sprofonda oltre le ginocchia. Torniamo sui nostri passi e cerchiamo di riavvicinarci al sentiero estivo seguendo altre tracce. Il sole ora è alto alle nostre spalle e la deviazione ci ha fatto perdere molto tempo: inaspettatamente mi trovo senza forze fisiche e mentali. Affronto il pendio arrancando ma con passo costante, il caldo è insopportabile e sento il bisogno di concedermi una breve pausa. Più saliamo e più la neve è morbida, instabile e poco sicura. Inizio a preoccuparmi per la discesa più che per il raggiungimento della vetta.

Giunti in prossimità di un altopiano un vento fresco ci regala nuove energie. Ci fermiamo per qualche minuto per riprendere fiato e per masticare una barretta ai cereali e della frutta secca. Mi bastano pochi minuti per ricaricarmi e per ripartire a passo spedito. Saliamo seguendo il percorso più “comodo” e raggiungiamo finalmente il Lago Serodoli e il suo piccolo bivacco. L’orologio segna le 12:40, siamo almeno un’ora in ritardo rispetto alla tabella di marcia che ci eravamo prefissati. La vetta è di fronte a noi e potremmo raggiungerla con un ultimo sforzo, ma tra salire e scendere ci vorrebbero almeno un paio di ore. L’amico Carlo è evidentemente stanco ma pronto a provarci, io invece sento che non è giornata. Indosso comunque i ramponi e provo a risalire il pendio: sprofondo continuamente, scivolo, mi sento completamente scoordinato e distratto. Non è giornata, non sono nelle condizioni fisiche e mentali per proseguire in sicurezza.

Prendiamo atto della situazione e decidiamo tornare al bivacco per pranzare. La mancata ascesa alla vetta brucia ancora di più quando veniamo raggiunti da tre ragazzi saliti anch’essi con ciaspole e ramponi, semplicemente partendo prima. Si poteva fare, serviva solo la giusta lucidità e qualche ora di luce in più a disposizione. La discesa, come previsto, risulterà impegnativa e a tratti moderatamente pericolosa a causa della forte pendenza e delle condizioni della neve. Abbiamo chiaramente affrontato un percorso più adatto allo sci alpinismo che alle ciaspole e ne paghiamo il prezzo. Raggiungiamo il Rifugio Nambino dove possiamo però ricaricarci con un’ottima birra ghiacciata e un dolce, il modo migliore per alzare nuovamente il morale.

E’ stato comunque un bellissimo sabato trascorso in montagna, un’ambiente meraviglioso che merita di essere esplorato anche durante la stagione estiva. Se le condizioni della neve lo consentiranno torneremo qui nelle prossime settimane per completare l’ascensione alla Cima Serodoli. Per chi desiderasse cimentarsi nella stessa avventura il consiglio è pertanto di farlo solo se si possiede una certa padronanza con l’utilizzo delle racchette da neve e di partire presto! L’importante infondo è divertirsi e vivere la montagna con gioia, senza assumersi rischi eccessivi quando non ne vale la pena. In sostanza: se non si può salire in discreta sicurezza meglio andare altrove!

Mappa del percorso

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Galleria fotografica

Il Lago Nambino e l'omonimo Rifugio costituiscono la prima tappa del nostro cammino odierno

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Una volta usciti dal bosco, a tratti molto ripido, possiamo ammirare le Dolomiti di Brenta alle nostre spalle

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La seconda parte dell'ascesa richiede molta attenzione, il pendio è ripido e le condizioni del manto nevoso sono pessime

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Siamo ormai giunti faticosamente alla nostra meta, il Lago Serodoli

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Ci apprestiamo ad affrontare la fase di discesa, oggi siamo troppo stanchi per tentare la vetta

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