La mia prima volta sul Monte Guglielmo
Ebbene si, è finalmente giunto il momento di conquistare la mia prima significativa vetta per entrare a pieno titolo nel mondo dell'escursionismo.
Difficoltà escursionistica: T2Vette raggiunte: Monte Guglielmo (1948 m)
Dislivello salita: 1045 m
Lunghezza percorso: 16.6 Km
Descrizione dell’escursione
Frequento la montagna da poco tempo, fino ad un paio di mesi fa non ne ero assolutamente attratto. Amavo comunque stare nella natura ma ciò per me significare correre sulle rive del Mella piuttosto che trascorrere qualche tardo pomeriggio a Lodrino per curare l’orto insieme alla mia famiglia. Mi sono innamorato della montagna il 25 aprile del 2018 quando sono salito per la prima volta al Santuario di Santa Maria del Giogo: da quel giorno non ho desiderato altro.
Il Monte Guglielmo per me ha iniziato a rappresentare la grande sfida da affrontare e raggiungerlo significava dimostrare a me stesso che potevo conquistare anche tutte le altre vette presenti nella mia Valle Trompia. Decido quindi di prendermi una mezza giornata di “ferie” per dedicarmi alla mia nuova passione, lavorando in proprio devo semplicemente organizzare gli impegni e silenziare la suoneria del telefono per qualche ora. Sveglia presto, colazione abbondante e poi via per raggiungere i prati di Caregno e per intraprendere questa gloriosa avventura. Ovviamente non ho dormito, come ogni persona ansiosa tendo a vivere in modo tormentato la vigilia ma riesco sempre ad essere pronto al nastro di partenza.
Lascio l’automobile nel piazzale della trattoria “La Fabbrica” e seguo la carrareccia con una certa sicurezza: ho studiato a tavolino il percorso e conosco a memoria numeri e direzioni dei sentieri. Supero un agriturismo sulla mia sinistra e raggiungo l’attacco del sentiero 318 che sale a destra, percorro un tratto in decisa pendenza e giungo ad un primo bivio che mi obbliga ad andare ancora a destra. Il “vecchio” sentiero dei “Sabbioni” è chiuso ormai da un po di tempo in quanto ritenuto non sicuro, il CAI ha predisposto un nuovo percorso che dovrebbe risultare più semplice da percorrere anche se il dislivello rimane invariato.
Il primo tratto della salita a detta di tutti è il più faticoso e mi era stato descritto quasi in modo epico. Sarà per la bellissima giornata, sarà l’emozione e la curiosità della prima volta o semplicemente il buon allenamento delle precedenti settimane ma la salita trascorre davvero in modo piacevole. La pendenza non è mai eccessiva grazie alla presenza di numerosi tornanti ed il sentiero risulta sempre interessante transitando prima in un bellissimo bosco e poi a mezzacosta con bella vista sulla vallata sottostante. Raggiungo un dosso erboso e poco dopo noto la traccia del sentiero dei sabbioni che sale a sinistra.
Mi trovo ora ad affrontare un tratto più aspro e impegnativo dove devo superare alcune roccette, seguo la bollatura bianco-rossa e cerco di passare nei tratti che ritengo meno scivolosi ed esposti. La presenza di altri escursionisti a poche decine di metri mi toglie quel minimo di agitazione da prima volta che iniziavo a sentire ed affronto con tranquillità un altra ripido tratto in salita. Il sentiero mi conduce nuovamente all’interno del bosco e sono ormai giunto al Passo del Sabbione. La presenza di un paletto segnaletico certifica questa prima tappa raggiunga, da qui in poi dovrebbe iniziare il tratto più semplice.
Proseguo spedito seguendo la bollatura bianco-rossa fino a raggiungere l’ampia carrareccia che sale verso le malghe e che viene utilizzata per le attività legate all’allevamento del bestiame. Procedo con passo spedito in direzione della Malga Stalletti Bassi che posso già vedere in lontananza, il sentiero è in leggerissima salita e può essere percorso con uno sforzo minimo. I miei occhi non sanno davvero dove posarsi: tutto intorno a me è nuovo, luccicante, meraviglioso e faccio davvero molta fatica a convincermi che tutto ciò è a pochi passi da casa. Come ho potuto vivere “giù nella valle” fino ad ora senza mai salire in questo posto meraviglioso? Come ho potuto ignorare tutto ciò?
Non ho una risposta e forse è inutile pensare al tempo perso, ora sono qui e voglio vivere pienamente ogni istante. Raggiungo gli Stalletti Bassi e vengo assalito dal un “profumo” di malga che non sentivo da tempo, supero la recinzione elettrificata e proseguo verso la prossima destinazione. Qui il sentiero inizia a salire leggermente ma si tratta sempre di una comoda mulattiera. Giunto agli Stalletti Alti il sentiero si unisce con il numero 325 che sale dal Pezzoro attraversando la località Pontogna, questo sarà anche il percorso che utilizzerò per la discesa in modo tale da compiere un anello.
Proseguo superando il fabbricato e finalmente inizio ad intravedere il Monumento al Redentore che raggiungerò facilmente nel giro di una mezzoretta di cammino. In prossimità della ripida salita finale decido di prendere la deviazione a destra che a prima vista sembra più facile e che mi porta ad incrociare il sentiero 3V per poi salire comodamente al Redentore dal lato posteriore. Ammiro l’imponente Monumento ed inaspettatamente la tensione accumulata sfocia in un pianto di pura gioia. Mi sento libero, in pace con me stesso e con il mondo, sento di essere nel posto giusto al momento giusto.
Mi fermo una decina di minuti per uno spuntino e per ammirare il paesaggio che mi circonda. Non voglio soffermarmi troppo sui nomi delle vette o su altri particolari orografici, cerco solo di interiorizzare l’energia positiva che percepisco. E’ il momento di scendere, mi attendono una decina di chilometri di cammino e dovrò lavorare nel pomeriggio per cui non ho molta scelta. Ripercorro il 325 fino agli Stalletti Alti e proseguo in direzione Pezzoro affrontando il famoso “Ratù”, una bella discesa a zig-zag che mi consente di perdere rapidamente quota fino a raggiungere la Malga Pontogna.
Dopo una brevissima sosta riprendo il cammino in direzione del Rifugio CAI Valtrompia e seguendo le chiare indicazioni mi immetto sul sentiero 320. Rientro quindi nel bosco e mi lascio guidare dall’evidente bollatura lungo il facile percorso che mi riporta a Caregno in poco più di un ora. Mi scuso fin da subito con il lettore che meriterebbe qualche dettaglio in più sul rientro ma per si tratta sempre di un momento malinconico nel quale realizzo la fine dell’incanto e l’imminente ritorno alla civiltà, al rumore, ai folli ritmi di quella che è diventata la vita di ogni giorno.
Arrivederci mio caro Monte Guglielmo e grazie per la splendida accoglienza.
Mappa del percorso
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